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A caccia di bunker: ecco dove si nascondevano i latitanti più famosi d’Italia

In montagna, campagna o in piena città, sotto case, dietro ad un armadio o una parete, i latitanti della malavita si sono nascosti in luoghi davvero impensabili: ecco come riuscivano a scappare ai controlli.
A cura di Clara Salzano
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La serie Gomorra ha sicuramente accesso un interesse degli italiani nei confronti delle storie di Camorra, ‘Ndrangheta o Mafia. Anche se la serie televisiva ideata da Roberto Saviano sta suscitando non poche polemiche nel paese, è indubbio il suo successo di audience. Così tra amici, in famiglia o alla posta, si sente sempre più spesso parlare di certi argomenti che emergono dalle puntate di Gomorra come alcuni fatti e storie di Camorra. La serie ideata da Roberto Saviano, e ispirata al suo libro omonimo, tratta infatti di avvenimenti realmente accaduti in Italia come le vicende di Paolo Di Lauro, detto Ciruzzo ‘o milionario. Risulta inevitabile il riemergere di una curiosità dei napoletani, e degli italiani in generale, nei confronti di alcuni accadimenti della storia italiana. Chi ha vissuto, ad esempio, la Napoli degli anni di Paolo Di Lauro, detto Ciruzzo ‘o milionario, ricorderà quando venne arrestato dai Carabinieri in un appartamento a Secondigliano non distante dal "regno" della sua cosca. Quello che era considerato tra i trenta latitanti più pericolosi d'Italia fu trovato dagli investigatori seguendo una donna che portava viveri al latitante e gli faceva da badante.

Passaggi segreti, tunnel sotterranei, stanze nascoste, i latitanti della malavita sono riusciti a sfuggire per anni ai controlli nei modi più impensabili. I luoghi in cui sono riusciti a nascondersi si trovavano in genere sotto terra, dietro armadi o pareti, completamente celati agli occhi altrui. I covi dei latitanti sono stati trovati ovunque, in campagna, in montagna o in piena città, spesso protetti da un sistema di videosorveglianza e di comunicazione da far invidia ai servizi segreti più sofisticati. Quando il 7 dicembre 2011, gli uomini della III Sezione della Squadra Mobile di Napoli arrestarono Michele Zagaria, lo trovarono in un bunker di cemento armato, costruito sotto un'abitazione di Casapesenna, in provincia di Caserta. Il covo era così protetto da una rete di comunicazione alternativa a telefoni e citofoni che esisteva un sistema tecnologicamente avanzato sotto diverse case di Caserta per far dialogare i membri della stessa cosca e per ricevere le direttive del capo.

C'è il latitante che si nascondeva in una stanza dietro una parete, oppure chi come Franco Aloi e Nicola Tedesco della ‘Ndrangheta sono stati trovati sotto una botola nella cella frigorifera del ristorante Molo 13 di Guardavalle, in provincia di Catanzaro. Il nascondiglio del boss Belforte del clan omonimo è stato scoperto dai carabinieri del nucleo investigativo e del reparto operativo di Caserta nell'abitazione stessa di Mimì Mazzacane. Il covo era nascosto sotto una botola nel pavimento della cucina che si apriva tramite un sofisticato sistema di carrucole e cerniere per la chiusura ermetica. Il bunker era dotato di impianto di areazione. Al covo di Valentino Gionta si accedeva tramite una botola che si trovava dietro un mobiletto. E questi sono solo alcuni esempi di nascondigli della malavita tutti da scoprire.

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