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El Alto: la città della Bolivia che sembra un videogioco

Torri da un milione di dollari in technicolor, dalle architetture strane e colorate dagli indigeni Aymara, stanno trasformando la città di El Alto in Bolivia. Si parla di “neo-barocco andino”.
A cura di Clara Salzano
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In Bolivia c'è un luogo che nessuno si aspetterebbe di trovare: El Alto è differente da qualsiasi altra città boliviana per le sue architetture audaci. Camminando per le strade di El Alto, una piccola città appena ad ovest di La Paz, sembra di trovarsi in un videogioco con attorno edifici fluorescenti, giocosi e dalle forme eccentriche. Chiamati "cholets" dagli abitanti del posto, questi particolari palazzi sono stati progettati dall'architetto Freddy Mamani Silvestre che si ispira alle tradizioni artigianali della propria cultura aymara indigena e all'architettura pre-Inca.

Freddy Mamani ha inventato un nuovo stile architettonico a El Alto, soprannominato "neo-barocco andino", che comprende fino a sessanta edifici realizzati dal 2005, tutti riconoscibili dalle loro facciate sgargianti, pannelli asimmetrici e forme eccentriche, che possono arrivare anche ad un costo di 1 milione di dollari. L'architettura radicale art deco di Mamani incontra lo stile Las Vegas ed è rappresentazione di un più ampio cambiamento culturale che sta avvenendo in Bolivia da quando è stato eletto il presidente indigeno Evo Morales nel 2006. Gli cholets di El Alto sono espressione anche della nuova classe ricca di indigeni Aymara.

El Alto, arroccata sugli altopiani andini, è la città più giovane della Bolivia e la seconda città più grande del paese, dopo la capitale La Paz. Qui sta proliferando un nuovo tipo di architettura, fatta di palazzi di al massimo sette piani, con facciate che esplodono di colore come in una scena di un videogioco e che spiccano in mezzo alla povertà, espressione di una nuova borghesia Aymara. Gli cholets sono edifici in genere ad uso misto con al piano terra attività commerciali, come sale da ballo e casinò, coronati da un attico di lusso per il proprietario, che si differenzia per forma dal resto dell'edificio. Questi edifici sgargianti risaltano ancora di più a El Alto dove l'architettura media è povera, bassa e fatta di mattoni spogli, speso neppure completata.

Nella cultura andina ogni cosa deve avere vita, che significa che deve generare reddito. È per questo che alla base degli Cholet, parola che Mamani non ama per descrivere il suo lavoro, ci sono attività commerciali. Il "neo-barocco andino" è un segno dei tempi che cambiano in Bolivia dove gli indigeni, da essere maggioranza silenziosa della popolazione, sono diventati protagonisti della scena nazionale. I clienti di Freddy Mamani Silvestre, l'architetto Aymara dietro il boom degli Cholet, sono spesso proprietari e promotori di questa nuova architettura. Lo stesso Mamani parla infatti di una "rivoluzione architettonica che trascende i confini".

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Gli Cholet di Mamani sono rappresentazione della volontà di affermarsi degli Aymara che, grazie alla presidenza di Morales, hanno avuto negli ultimi anni maggiore peso in settori come le miniere, nella vendita al dettaglio e nei trasporti. I palazzi di El Alto sono concepiti come le loro sontuose case.  "Con la mia architettura voglio che il mondo sappia che la Bolivia ha una propria identità", ha detto Mamani alla BBC. "Ci sono sempre stati ricchi Aymara…Il problema era che non si identificavano con l'identità nazionale. Ora, con questa architettura vengono alla ribalta dicendo: ‘Noi siamo i boliviani, siamo aymara e possiamo mostrare una nuova fiducia e identità per il nostro essere boliviani indigeni".

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