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Il Nuovo Orto Botanico di Padova: tutte le piante del mondo in uno spazio da record

Viene inaugurato oggi il nuovo ampliamento dell’Orto Botanico dell’Università di Padova, 15 ettari di tecnologie innovative e sostenibilità.
A cura di Clara Salzano
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L’Orto Botanico di Padova è il più antico orto universitario del mondo, fondato nel 1545. Da tre anni l’Università di Padova si sta occupando un suo restyling super-hi-tech attraverso un intervento di ampliamento, il primo in 500 anni.

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Ambizioso è il progetto dell’architetto Giorgio Strappazzon: creare un atlante di tutta la biodiversità del pianeta, all’interno dell’antica cornice cinquecentesca. La struttura originale, infatti fu realizzata dalla Repubblica di Venezia per la coltivazione e lo studio delle piante medicinali ed è “all’origine di tutti gli altri orti botanici del mondo e rappresenta la culla della scienza, degli scambi scientifici e della comprensione delle relazioni tra natura e cultura”, motivazione che l’ha portata nel 1997 ad essere riconosciuta Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO.

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Entro l’estate del 2014, l’ampliamento verrà completato, e si svilupperà su una nuova area di 15 mila metri quadrati e darà corpo a un nuovo modo di intendere e vivere la botanica, grazie a un progetto che farà dell’orto uno spazio all’avanguardia nella ricerca ma anche un luogo d’intrattenimento. In un’epoca in cui emergenze ecologiche e modelli di sviluppo non sostenibili stanno minacciando la ricchezza e la varietà delle specie animali e vegetali, l’orto diventerà un simbolico microcosmo che permetterà al visitatore di sperimentare le diverse condizioni climatiche e di vegetazione presenti sulla Terra.

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In una galleria di vetro e acciaio, cinque nuove serre riprodurranno altrettanti biomi (zone della Terra caratterizzate da uniformità climatica e vegetale);e seguendo un percorso nord – sud, il visitatore attraverserà i principali ecosistemi del pianeta, dai tropicali ai subartici, per terminare con le condizioni estreme: la vita vegetale nello spazio, dove la tecnologia può sopperire all’assenza dei requisiti minimi per la sopravvivenza. Nel progetto non manca l’attenzione verso scelte sostenibili: il tetto è ricoperto in ETFE, una sorta di nylon leggero e trasparente che lascia penetrare i raggi solari, ed è inoltre composto da cuscinetti d’aria che fungono da isolante termico.

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L’acqua è elemento centrale nel recupero della memoria del paesaggio di un tempo: le fasce climatiche a cui appartengono i diversi gruppi di piante sono separate tra loro dall’acqua, così come gli antichi campi erano solcati dai canali di irrigazione. La memoria dei canali è ricreata da una successione di vasche, disposte a cascata su livelli diversi, che convogliano l’acqua piovana raccolta dalla superficie dei tetti delle serre e utilizzata per l’irrigazione. E’ stato progettato inoltre un sistema che attraverso un pozzo estrae acqua calda di origine termale di Albano a 300 metri di profondità.

Nel passaggio tra l'area storica e il nuovo ampliamento, i visitatori sono coinvolti da un forte impatto scenografico proposto dall'accostamento tra nuove e antiche serre, dalla capacità della realizzazione architettonica di integrarsi pienamente con il luogo. Il progetto si inserisce dunque nel contesto già esistente e ne rappresenta una naturale continuazione. Il Nuovo Orto Botanico di Padova si aprirà alla città e al mondo, diventerà un luogo di aggregazione urbana e di richiamo turistico, risultando così un esempio concreto di progettazione architettonica capace di coniugare istanze culturali, sostenibilità ambientale e innovazione tecnologica.

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(foto di Matteo Sandi/Bianchi)

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