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Le 20 scale più vertiginose che abbiate mai visto

Siamo abituati a scale lineari, banali rampe per scendere e salire ma, a volte, agli architetti piace giocare con le forme realizzando scale così vorticose che difficilmente non vi faranno girare la testa.
A cura di Clara Salzano
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In ‘Salita e discesa', famosa opera di Maurits Escher, una fila di monaci è intenta a salire e scendere una scala chiusa, posta alla sommità di un monastero, in un ciclo infinito, su una struttura che nella realtà sarebbe impossibile realizzare ma che nel disegno risulta totalmente realistica grazie ai poteri della percezione e della prospettiva, tanto che è inevitabile una sensazione di capogiro per l'osservatore. Tale scala infinita o impossibile rappresentata da Escher è nota come scala di Penrose, ed è un esempio di illusione ottica descritta dai matematici inglesi Lionel e Roger Penrose (padre e figlio ): attraverso la rappresentazione bidimensionale di una rampa di scale che modifica la propria direzione di 90 gradi mentre la si sale o la si scende per quattro volte, si ritorna al punto di inizio in un giro infinito. "Con le mie stampe, cerco di testimoniare che viviamo in un mondo bello e ordinato e non in un caos senza forma, come sembra talvolta", raccontava l'artista olandese.

Tanti artisti e architetti si sono misurati con la realizzazione di scale uniche, vuoi nel disegno o nella realtà costruttiva. Le complesse e infinite scale di Escher sono ormai un segno distintivo della sua opera d'arte e hanno segnato la storia dell'arte e dell'architettura. Ferdinando Sanfelice, Le Corbusier, Carlo Scarpa, sono solo alcuni degli altri nomi dei grandi Maestri della storia che hanno interpretato il tema della scala sempre in modo diverso e originale tanto da condizionare il nostro modo di vedere e rapportarci ad una rampa oggi. Scale elicoidali, scale a spirale, scale poetiche, spesso scale da vertigini che solo guardandole fan girare la testa ma non si può non ammirarne la maestria idearice e costruttiva. Escher in ‘Esplorando l'infinito' scriveva: “Vedo solo fron­tie­re, segni; non vedo lo spa­zio vero e pro­prio. Il vento che sof­fia sul mio viso pun­gen­do­mi la pelle, non è spa­zio. Quan­do tengo un og­get­to tra le mani, non sento l’og­get­to spa­zia­le in sé. Lo spa­zio resta im­pe­ne­tra­bi­le, un mi­ra­co­lo”. E la selezione di immagini che stiamo per proporvi, realizzate da Michael Kolleril, fotografo conosciuto su Instagram con lo pseudonimo herr_pola_roid Kolleril, sono testimoni di questo miracolo. Buona visione.

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