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Maturità 2014, l’importanza di Renzo Piano per i giovani: “Non si rassegnino alla mediocrità”

“Siamo un Paese straordinario ma fragile”, sono le parole di Renzo Piano su cui gli studenti sono stati chiamati a riflettere per la prima prova della Maturità.
A cura di Clara Salzano
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"Siamo un Paese straordinario e bellissimo, ma allo stesso tempo molto fragile. È fragile il paesaggio e sono fragili le città, in particolare le periferie dove nessuno ha speso tempo e denaro per far manutenzione. Ma sono proprio le periferie la città del futuro, quella dove si concentra l'energia umana e quella che lasceremo in eredità ai nostri figli. C'è bisogno di una gigantesca opera di rammendo e ci vogliono delle idee". Ecco il brano di Renzo Piano scelto per il tema di attualità nella prima prova dell’esame di maturità iniziato oggi. L'articolo da cui è tratto il testo del celebre architetto italiano era stato pubblicato su Il Sole 24 Ore lo scorso 26 gennaio 2014. Ne ‘Il rammendo delle periferie’, Renzo Piano matura una riflessione sul suo ruolo di Senatore a vita, lui che politico non è: "Siamo un Paese che è capace di costruire i motori delle Ferrari, robot complicatissimi, che è in grado di lavorare sulla sospensione del plasma a centocinquanta milioni di gradi centigradi. Possiamo farcela perché l`invenzione è nel nostro Dna. Come dice Roberto Benigni, all`epoca di Dante abbiamo inventato la cassa, il credito e il debito: prestavamo soldi a re e papi, Edoardo I d`Inghilterra deve ancora renderceli adesso. (…) Se c`è qualcosa che posso fare, è mettere a disposizione l'esperienza, che mi deriva da cinquant`anni di mestiere, per suggerire delle idee e per far guizzare qualche scintilla nella testa dei giovani. Una scintilla di una certa urgenza, con una disoccupazione giovanile che sfiora una percentuale elevatissima".

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E un segnale ai giovani italiani Renzo Piano lo aveva già dato, non solo a parole, ma nei fatti, devolvendo il suo stipendio a sei architetti alla prime esperienze che si dovranno occupare di come rendere migliori le nostre periferie. Perché la fragilità del nostro Paese nasce proprio nelle periferia, una fragilità dell'Italia che è sinonimo di decadenza sociale. E spesso alla parola ‘periferia’ infatti si associa il termine di decadenza, degrado. Ma è dalle periferie che Piano vuole ricominciare per ricostruire l'Italia; un'Italia dove la crisi economica si fa sentire più che altrove, dove il tasso di disoccupazione giovanile non è mai stato più preoccupante, un'Italia dove solo il 10% della popolazione vive nel centro storico, il resto è confinato in quelle periferie che sfumano verso la campagna, spesso un deserto o un dormitorio.

Per anni in Italia si è affrontato il problema della crescita demografica e della sempre maggiore esigenza di urbanizzare il territorio, semplicemente costruendo interi quartieri residenziali ai limiti dei centri storici, senza pensare a collegare le nuove aree periferiche con il cuore pulsante delle città. Sono nati così quartieri dormitori, mostri dell'urbanizzazione, come lo Zen di Palermo, il Corviale di Roma o la stessa Scampia a Napoli; luoghi in cui lo Stato è assente, in cui sono state destinate le classi più disagiate della società senza però alcun tipo di intervento istituzionale che mirasse alla loro integrazione sociale al resto della città nè alla loro emancipazione urbana. Ma è nella periferia stessa che risiede l'energia necessaria al cambiamento, proprio perché non risulta satura come i centri storici e proprio perché fino ad ora non è mai stata sviluppata al meglio. É nella periferia che nascono giovani talenti come Clementino o da cui provengono idee innovative per l'avvenire. "Le periferie sono la città del futuro. (…) Le periferie sono la grande scommessa urbana dei prossimi decenni". E questa scommessa è dei giovani, sono loro a doverla vincere! "Qualche idea io l`ho e i giovani ne avranno sicuramente più di me. Bisogna però che non si rassegnino alla mediocrità. Il nostro è un Paese di talenti straordinari, i giovani sono bravi e, se non lo sono, lo diventano per una semplice ragione: siamo tutti nani sulle spalle di un gigante". Con questo messaggio d'incitamento auguriamo un in bocca al lupo ai nostri giovani maturandi e li lasciamo al loro futuro di novità ormai molto vicino.

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