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Una copia di te stesso in 3D? A Londra costa 70 sterline

Da Selfridges è già moda: il “Mini-me” è una statuetta di 20 centimetri, realizzata da una stampante 3D, che riproduce alla perfezione le fattezze umane.
A cura di Clara Salzano
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Gli esperti di marketing a Natale prevedono ci sarà la ressa per portar via una statuina che è la perfetta copia di chi la compra. Si chiama "Mini-me" ed è un modellino, un bambolotto, una versione ridotta di voi, peraltro identica in ogni più piccolo particolare. Fuorisce dalle stampanti 3D che secondo gli economisti produrranno una nuova rivoluzione industriale. Il "Mini-me" è una statuetta di 20 centimetri che riproduce alla perfezione le fattezze umane.

In questi anni frenetici non si fa tempo ad annunciare una rivoluzione che subito ne incalza un'altra ancora più epocale. Adesso è il turno delle stampanti 3D, quelle che, abbinate alle materie plastiche, rendono tutti dei potenziali “produttori”. Londra è naturalmente al vertice della rivoluzione: è possibile farsi stampare un busto di plastica perfettamente uguale a voi, un "Mini-me", per 40 sterline (circa 50 euro) nei supermercati Asda,e per un po' di più, da 70 a 120 sterline (85-150 euro), da Selfridges, i grandi magazzini di lusso in Oxford street.

La stampa 3D, il processo di produzione di un oggetto mediante il deposito di strati su strati di materiale per costruire un solido, è ancora relativamente di nicchia. Ma la sua capacità di generare oggetti progettati su misura in modo rapido e relativamente a buon mercato ha visto un uso (o una proposta) per ogni cosa, dai vestiti alle protesi, fino alla pizza nello spazio. Che sia il primo giorno di scuola o la laurea, la cerimonia di nozze o il primo vagito di un bebè, ci sarà presto un Mini-me per tutte le occasioni da regalare a parenti, innamorati e amici. Invece di bambole e soldatini, insomma, sotto l' albero del Natale 2013 cominceremo a trovare copie di noi stessi. I limiti della stampa 3D sono imposti dalla fantasia, non dalla tecnologia.

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Il Mini-me è stato creato dal team di iMakr, un laboratorio di stampa 3D con base a Clerkenwell, Londra, il quale, in segno di entrata della tecnologia nel mainstream, sta aprendo un negozio pop-up 3D a Londra e dal 24 ottobre 2013 uno studio all'interno di Selfridges. Funziona così: l'immagine 3D viene catturata con 40 macchine fotografiche digitali posizionate intorno al soggetto. Un addetto ti scansiona con una macchinetta, quindi un computer cuce insieme centinaia di minuscole immagini fino a costruire un ritratto in 3D, che viene poi inviato a una stampante da 100mila sterline (120mila euro) da cui sbuca il prodotto finito. Il modello è cavo, piuttosto solido e stampato con un materiale composito, ad alte prestazioni, che al tatto sembra più come la ceramica che la plastica. La nostra mini-copia è pronta. E Sylvain Preumont, il boss della iMakr, sostiene che i limiti della stampa 3D sono imposti dalla fantasia, non dalla tecnologia.

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Al Victoria&Albert Museum stanno cercando anche di esporre la Liberator Gun, la pistola fai da te, la wiki-arma progettata dallo studente di legge americano Cody Wilson in modo che ognuno possa stamparsela a casa propria. Kieran Long, uno dei curatori delle mostre del V&A, ha detto entusiasticamente al «Guardian»: «Finora la gente si è concentrata sulla possibilità di stampare oggetti, specialmente giocattoli, ma la pistola apre scenari completamente differenti. È la disseminazione dei mezzi di produzione, ognuno diventa un potenziale produttore».

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