25 case costruite con bottiglie di plastica: l’impresa del rifugiato Sahrawi è commovente
Cresciuto nel campo profughi di Awserd, vicino a Tindouf, Lehbib Breica è un rifugiato Sahrawi che in Algeria è già considerato un eroe. È sua l'idea di costruire venticinque case riciclando le bottiglie di plastica. Le costruzioni di Breica hanno donato ai profughi saharawi, che sono fuggiti in lotta nel Sahara occidentale da una guerra che dura da più di 40 anni, alloggi più dignitosi e resistenti al clima arido del deserto dove è situato il campo di Awserd, nella zona circostante Tindouf. Costruire in un luogo dove le temperature arrivano anche a 50° C, non è stata un'impresa facile.
Lehbib Breica sta letteralmente ricostruendo la vita. Con un master nel campo dell'efficienza energetica, il rifugiato saharawi si era procurato varie bottiglie di plastica vuote per un giardino pensile di una casa a basso consumo energetico nel deserto. Ma ben presto l'impresa è diventata più complessa quando il 27enne Breica, nato e cresciuto nel campo profughi di Awserd, laureato all'università di Algeri, ha deciso di utilizzare quelle bottiglie per realizzare varie case, per sé e per gli altri: “Mi sono ricordato di un documentario che avevo visto, durante i miei studi universitari, sulle costruzioni che utilizzano le bottiglie di plastica, e ho pensato, ‘Perché non provare?'”. La zona del Sahara occidentale dove è intervenuto Lehbib Breica è spesso soggetta a tempeste di sabbia e grandi piogge distruttive, così le case da lui realizzate sono pensate proprio per resistere al clima arido del deserto.
Le bottiglie di plastica, riempite di sabbia, possono essere la soluzione delle costruzioni di Tindouf, in Algeria. L'idea di Breica dopo aver partecipato a programma di borse di studio presso l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR). Le costruzioni in mattoni di argilla o fango, tipiche della zona del Sahara occidentale, sono vulnerabili alle forti piogge e le frequenti tempeste di sabbia le riempiono con polveri soffocante che portano ad evacuazioni temporanee. “Dopo le forti piogge dell'ottobre 2015 che hanno danneggiato e distrutto decine di migliaia di case di mattoni, l'UNHCR ha lavorato con i Sahrawi sul miglioramento delle tecniche di costruzione, per resistere meglio al maltempo di questa regione”, dice Juliette Murekeyisoni, Terza coordinatrice del campo per l'UNHCR a Tindouf. “Abbiamo sostenuto l'uso di mattoni fortificati di cemento, e ora stiamo sostenendo l'uso di bottiglie di plastica.”. La prima casa di Breica, costruita con bottiglie di scarto riempite con la sabbia, è stata per la sua anziana nonna con difficoltà a camminare: l'abitazione oltre ad essere più resistente all'acqua, grazie alle spesse pareti a base circolare, ha dimostrato di comportarsi meglio anche in caso di venti e tempeste di sabbia. L'idea di Breica, che ha già realizzato 25 case in tutti i campi profughi della zona, gli è valsa il soprannome di “Majnoun al qarurat” (l'Artista delle bottiglie).