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Alberghi diurni: i bagni pubblici dimenticati più belli d’Italia

C’è un’Italia sotterranea spesso sconosciuta, quella degli Alberghi Diurni, luoghi pubblici destinati all’igiene, con bagni, terme, negozi e servizi, di cui oggi esistono ancora poche e suggestive tracce, testimoni di un passato dimenticato, da Milano a Roma, da Bologna a Palermo.
A cura di Clara Salzano
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In molte città d'Italia, come Milano, Roma, Napoli, Bologna e Palermo, ma anche in centri più piccoli come Parma, Cuneo, Pisa e Brescia, è possibile ancora trovare tracce degli Alberghi Diurni. Questi luoghi, spesso posizionati in zone strategiche del centro città o nei pressi di stazioni ferroviarie, e sempre sotto il livello stradale, erano spazi destinati a cittadini e viaggiatori per l'igiene personale. Dotati di stanze da bagno, docce, gabinetti, negozi di barbieri e parrucchieri, pedicure e manicure, cabine telefoniche, biglietterie, lavanderie e altri servizi accessori come calzolai, noleggio di ombrelli o lustrascarpe, gli Alberghi Diurni sono la testimonianza di una società che si è persa nel tempo.

La storia

Spesso distrutti o inglobati in altre strutture o in linee della metropolitana, gli Alberghi Diurni erano luoghi pubblici sotterranei con funzione igienica e sociale. In un'epoca in cui il bagno in casa era un lusso per pochissime abitazioni, i Diurni vennero costruiti in diversi comuni d'Italia. Il primo ad introdurli nel Bel Paese è stato l'imprenditore bolognese Cleopatro Cobianchi nel 1911, di ritorno da un viaggio a Londra dove erano già diffusi nella metropolitana dei locali per i servizi ai viaggiatori con bagni pubblici, negozi, stirerie, telefoni, depositi, biglietterie e molto altro ancora. Gli alberghi Diurni, mai visti prima in Italia, sorsero prima a Bologna e poi nel resto della penisola, da Milano a Palermo.

La diffusione dei diurni fu resa ancor più necessaria dal nuovo modo di viaggiare, il treno: mezzo di trasporto sicuramente comodo ma poco pulito. Quando negli anni Settanta l'architettura e le abitudini della società sono cambiate, gli Alberghi Diurni sono caduti lentamente in disuso. Spesso sono stati distrutti, altre volte inglobati in altri edifici dove solo nostalgiche insegne e alcuni elementi ne ricordano il florido passato. Oggi assistiamo invece, lì dove è stato possibile, ad una riscoperta di tali luoghi storici e simbolici come è avvenuto per l'Albergo Diurno Cobianchi e l'Albergo Diurno Venezia di Milano.

Gli spazi

Gli Alberghi Diurni erano veri e propri templi della bellezza, progettati spesso da importanti architetti e curati nei minimi particolari, con servizi di vario genere e arredi pregiati. Più che semplici bagni pubblici, come potevano essere gli antichi "vespasiani" o come oggi li conosciamo in stazioni e luoghi turistici, i Diurni erano raffinati spazi in stile liberty, dove i passeggeri, per lo più viaggiatori ma anche cittadini, potevano usufruire di bagni dotati di vasca, doccia, terme, barbieri, parrucchieri, negozi di estetica e tutto ciò che avesse a che fare con l'igiene, la cura del corpo e le esigenze di un viaggiatore, uomo o donna che fosse. Gli interni erano curati con arredi e finiture di lusso, come marmi pregiati, vetri e ceramiche artigianali, rubinetterie d'ottone in stile decò.

Luoghi d'incontri oltre che di pulizia, gli Alberghi Diurni funzionavano come i moderni centri benessere ma al servizio della società. Vi si recavano i residenti che non avevano adeguati servizi igienici in casa, i cittadini pendolari o i turisti di passaggio. All'ingresso vi erano delle tabelle in cui venivano indicati i differenti servizi forniti e il relativo costo. Gli interni erano curati con dettagli raffinati e arredi Art decò per cui si entrava in Diurno per necessità ma anche per rilassarsi e socializzare. In molte città i Diurni erano il salotto prediletto dai signori benestanti. Nella prima metà del Novecento questi luoghi erano fondamentali per chi viaggiava ma erano anche spazi destinati alle relazioni sociali, che non solo davano dignità ai servizi igienici pubblici ma sottolineavano l'importanza del ruolo del "pubblico" nella società.

Il destino

Nel corso del tempo le case sono state dotate di bagni interni sempre più sofisticati e gli Alberghi Diurni hanno iniziato ad essere disertati fino al completo abbandono intorno agli anni Ottanta. Oggi restano insegne, cartelloni, e in alcuni casi arredi e finiture che testimoniano un'epoca ormai trascorsa da restaurare. A Bologna sono stati recuperati alcuni ambienti del primo diurno Cobianchi del 1911: situato nei sotterranei del Voltone del Podestà, oggi è di proprietà privata. A Milano sono stati restaurati e si possono visitare gli ex Bagni Cobianchi, in via Silvio Pellico, vicino a Piazza Duomo, e l'Albergo Diurno Metropolitano ‘Venezia',  sotto Piazza Oberdan, opera dell'Architetto Piero Portaluppi, entrambi eccellenti testimonianze dello stile liberty degli anni Venti. A Pisa gli ex spazi dell'Albergo Diurno furono chiusi dopo l'alluvione del 1966 e riaperti nel 2000 grazie all'intervento dell'amministrazione comunale: si possono ancora ammirare le sale da bagno, le docce, i locali per manicure e pedicure, gli arredi originali e le eleganti finiture. Del Cobianchi di Palermo resta solo la struttura che si espande per 80 metri al di sotto del Teatro Biondo, in via Roma, perché non ci sono abbastanza fondi per intraprenderne i restauri. A Napoli, sotto Piazza Trieste e Trento, l'Albergo Diurno vessa ancora in stato di totale abbandono. Altri esempi sono invece stati distrutti come quello di quello di Porta Galliera a Bologna, raso al suolo a metà degli anni Cinquanta per fare posto al Hotel Jolly.

Alberghi Diurni Vs Vespasiani

È ai Romani che si deve l'attenzione per l'igiene personale. Sotto l'impero d Tito Flavio Vespasiano si sono diffusi gli orinatoi appunto soprannominati "vespasiani" che erano bagni pubblici sottoposti a tassazione. La tassa era destinata ai "fullones" cioè coloro che si occupavano della pulizia degli spazi e delle vesti dei clienti e recuperavano l'ammoniaca dai residui organici qui raccolti. Esempi di antichi vespasiani sono presenti a Pompei e si presentano come panche di pietra in cui si creava una cavità su cui ci sedeva per i propri bisogni, raccolti in appositi canali di scolo. Nella Villa di Poppea ad Oplontis si torva un vespasiano ancor più sofisticato con un sistema di acqua corrente che permetteva di lavarsi dopo l'espletamento delle proprie attività. Se i vespasiani, dunque, possono essere paragonati più ai nostri bagni pubblici comunemente intesi, caratterizzati dai soli servizi igienici, gli Alberghi Diurni erano veri e propri centri benessere dedicati alla cura della persona in senso lato, con i suoi bisogni ed esigenze. In un Diurno non ci si recava solo per la pulizia personale ma anche per rilassarsi, socializzare, acquistare prodotti per la persona o per viaggiare.

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