Alberi come opere d’arte: le foreste più belle e spettrali che abbiate mai visto
Sin da piccoli le foreste e i boschi hanno avuto sul nostro immaginario un impatto piuttosto terrificante, sicuramente influenzato dalle favole Disney o dalle fiabe dei Fratelli Grimm. Boschi incantati da case di marzapane, foreste nere di cacciatori male intenzionati, alberi che producono arcolai avvelenati, no stupisce che i bambini possano essere terrorizzati dall'entrare in fitte selve di alberi. E in giro per il mondo ce ne sono davvero di terrificanti, che appena vi si accede rivelano qualcosa di spettrale tali da candidarsi a perfette scenografie di Twin Peaks (chi è un po' più grande saprò sicuramente a cosa mi riferisco). E proprio in perfetto stile David Lynch, il fotografo londinese Ellie Davies ha trascorso gli ultimi sette della sua vita fotografando i boschi di tutto il Regno Unito, alcuni dei luoghi più ancestrali e magici al mondo, rappresentandoli come opere d'arte da brivido. "Le foreste raffigurate nel mio lavoro sono quelle dell'immaginazione, residui di luoghi reali amalgamati in singole scene dal passare del tempo. Esplorare la sottile linea tra realtà e fantasia visiva costruita disegnando sulla stranezza che si trova sotto la superficie del luogo comune".
Ellie Davies ha fatto delle foreste il suo campo di studio e lavoro: "Le foreste del Regno Unito sono state plasmate da processi umani nel corso di migliaia di anni e sono boschi antichi, legno forestale, riserve naturali e le aree di particolare naturale protetta. Come tale, la foresta rappresenta la confluenza di natura, cultura e attività umana. Le foreste sono simboli potenti di folklore, fiaba e mito, luoghi di incanto e magia, nonché di pericolo e di mistero. Nella storia più recente sono venuti per essere associate a stati psicologici relativi all'inconscio". Attraverso una serie di interventi temporanei e non invasivi, come la realizzazione e la costruzione, la creazione di pozze di luce, sospensione del fumo nello spazio, o utilizzando materiali artigianali come vernice e pigmento, il fotografo londinese pone lo spettatore nel divario tra realtà e fantasia, creando spazi che lo incoraggiano a rivalutare il modo in cui si forma il proprio rapporto con il paesaggio. Il lavoro finale trasforma questi boschi in luoghi di misticismo, terrore e assoluta bellezza.