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Alpinisti francesi: 270.000 euro per la pulizia dell’ospedale. Zaia: “Basta architetture costose”.

Nell’Ospedale dell’Angelo di Mestre si ricorre a rocciatori francesi per pulire i vetri della struttura sanitaria. Dove sono finiti i tempi in cui Alvar Aalto costruiva il suo sanatorio?
A cura di Clara Salzano
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Nelle facoltà di architettura, quando insegnano a progettare, la prima cosa che viene detta è di pensare all'intera vita di un edificio: dalla creazione alla sua dismissione, con i relativi costi non solo di realizzazione dunque, ma anche di manutenzione necessari, fino a prevedere la spesa di smaltimento della struttura in caso di smantellamento. Non devono aver avuto la stessa attenzione gli architetti Alberto Altieri ed Emilio Ambasz quando hanno progettato la grande vetrata a vela per l'Ospedale dell'Angelo, su disegno del celebre archistar Carlo Aymonino. La struttura è composta da due blocchi uniti appunto da un'immensa vetrata che ha il compito di attutire il rumore esterno all'interno delle stanze dei reparti e fa da “tetto” a negozi, bar e mense.

AFP PHOTO DDP/JOHANNES EISELE GERMANY OUT (Photo credit should read JOHANNES EISELE/AFP/Getty Images)
AFP PHOTO DDP/JOHANNES EISELE GERMANY OUT (Photo credit should read JOHANNES EISELE/AFP/Getty Images)

Negli ultimi cinque anni per la pulizia dei 7 mila metri quadri della grande vela di vetro del polo sanitario di Mestre, lunga 180 metri, si è ricorso al lavoro di una squadra di rocciatori francesi, per una spesa di ben 30mila euro ad intervento. La pulizia viene effettuata tutte le volte che è necessario ed ovviamente dipende molto dalle condizioni meteorologiche della regione: dal taglio del nastro nel 2008 ad oggi, considerando 3 interventi all'anno (come dichiarato dall'Usl 12 veneziana) nei primi anni di vita dell'edificio, sarebbero stati spesi più di 270mila euro. A ciò bisogna aggiungere il conto per la pulizia delle finestre a specchio delle stanze di degenza, per un totale di 16 mila metri quadrati, e dei quattro lucernari a tutta altezza (31 metri) interni alla struttura. Con un sistema di posizionamento in altezza e imbracature di funi e corde, i rocciatori, specializzati in lavoro in quota, raggiungono in maniera facile e sicura le zone di lavoro sulle più diverse strutture. Non mettiamo quindi in dubbio il costo per la professionalità di questa categoria di lavoratori bensì: era proprio necessario costruire una struttura, per di più sanitaria, che necessitasse di una spesa annua da capogiro?

Seppur l'Ospedale dell'Angelo è considerato oggi la struttura sanitaria tecnologicamente più avanzata d’Italia e all’avanguardia d’Europa, nonché il più completo esempio italiano di project financing di un’opera pubblica (la "finanza di progetto" è un finanziamento che prevede il coinvolgimento dei soggetti privati nella realizzazione, nella gestione e soprattutto nell'accollo totale o parziale dei costi di opere pubbliche in cambio degli utili che deriveranno dai flussi di cassa. La proprietà dell'opera resta pubblica ma la gestione è di responsabilità dei privati), non possiamo dare tutti i torti al governatore Zaia, intervistato dal Corriere del Veneto, quando dichiara: "E’ ora di abbandonare i progetti di edilizia ospedaliera che comportano sprechi inaccettabili—attacca il presidente del Veneto— mi riferisco per esempio alle grandi hall, agli spazi commerciali, alle vetrate dell’Angelo, che appunto dobbiamo pulire con i rocciatori. Non discuto la bellezza architettonica e non voglio andare contro gli archistar, ma solo puntualizzare che gli edifici pubblici devono essere semplici e fruibili. Non abbiamo bisogno di opere faraoniche, che costano e magari sono poco funzionali, perchè costringono a concentrare in poco spazio i posti letto. I progettisti devono essere vicini ai malati, costruire quello che serve loro, non puntare a centri mastodontici lontani dalle esigenze della gente".

E non è l'unico caso in Italia di spreco per i costi di un'opera pubblica: ricordiamo, un esempio fra tutti, il Ponte della Costituzione di Santiago Calatrava a Venezia con i suoi gradini unici e delicatissimi, l’uno diverso dall’altro, che devono ogni volta essere rifatti appositamente in fabbrica e montati artigianalmente per una spesa (comunale!) di 7 mila euro a gradino. Dunque al di là del costo iniziale di costruzione che si aggirava intorno agli 11 milioni di euro, e tralasciando l'inadeguatezza della scelta del vetro per i gradini scivolosi del ponte, la spesa complessiva per l'intervento di manutenzione è compresa tra gli 80 e i 90 mila euro.

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Sembrano dunque così lontani i tempi in cui Alvar Aalto realizzava il sanatorio di Paimio, in cui tutto il progetto del complesso si modella su un'unità base che era la camera dei malati. La struttura era progettata in maniera tale che tutte le stanze avessero la stessa esposizione a sud-sudest, la migliore per i malati di tubercolosi, tenendo conto della posizione di riposo orizzontale degli ospiti e scegliendo un colore neutro per le pareti e arredi specifici per la tipologia di ospiti della struttura. Tutto il progetto quindi era studiato per essere a totale servizio e misura del malato. Dove sono finiti quindi gli architetti di un tempo? inoltre, quando capiranno gli architetti che il vetro non è invisibile ma un materiale come tanti altri?

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