Archist City: se le opere d’arte più famose fossero edifici
Provate ad immaginare se Dalí avesse progettato una casa o Miró un museo, come sarebbero stati? É la domanda che si è posto l'artista Federico Babina nella sua ultima serie ‘Archist City' in cui sottolinea il rapporto simbiotico e la partnership implicita tra arte e architettura, reinterpretando il linguaggio espressivo ed estetico di artisti di spicco attraverso la forma costruita.
"Pittura, scultura e architettura sono sempre state discipline complementari che influenzano a vicenda e crescono e si sviluppano tra i percorsi comuni", ha spiegato l'architetto e artista italiano, "Una scultura è come un micro-architettura, una facciata può diventare come una tela dipinta e un edificio possono essere modellati come nelle mani di un abile scultore".
L'ultima collezione Archist City di Babina si compone di 27 edifici immaginari che interpretano giocosamente gli stili e temi di alcuni dei più grandi artisti del mondo, e li immagina come forme architettoniche. Gli aspetti di stile più iconici e riconoscibili di artisti come Picasso, Salvador Dalì e Joan Mirò, sono diventati costruzioni audaci e dai colori vivaci. Una raccolta di illustrazioni, dunque, che unisce i regni dell'arte del 20° secolo con l'architettura nascosta in universi paralleli.
"L'arte e l'architettura sono discipline che parlano e leggermente si toccano l'un l'altra, la definizione e la funzione dell'architettura stanno cambiando costantemente con lo sviluppo dell'arte contemporanea", ha descritto Babina. "Ho preso piacere immaginando un'architettura ricca di arte, progettata e costruita attraverso l'interpretazione del linguaggio di un artista".