Brasile: cosa è successo agli stadi dopo i Mondiali di Calcio?

Sicuramente il Mondiale di Calcio 2014 in Brasile è stato un Mondiale da record, in termini economici, di visibilità ma anche di vite umane perse per preparare il paese alla Coppa FIFA. 6,9 miliardi di reais, circa 2,6 miliardi di euro, sono stati i soldi spesi dal governo brasiliano per la ricostruzione di alcuni stadi già esistenti, come il leggendario Maracanã, e per la costruzione di sette nuovi impianti. Perché non solo Rio de Janeiro, Salvador, São Paulo e Brasilia hanno ospitato le partite dei Mondiali ma anche Belo Horizonte, Cuiabá, Curitiba, Fortaleza, Manaus, Natal, Porto Alegre, Recife, sono le città del Brasile che si sono attrezzate per ricevere il pubblico del più importante evento calcistico al mondo.

Ma oggi cosa resta, dopo tutto quel clamore e le corse per realizzare stadi degni della FIFA? L'Estadio Mane Garrincha di Brasilia, dopo aver visto giocare soltanto due amichevoli successivamente ai Mondiali, è diventato un deposito di bus per ordinanza governativa. Costato quasi £ 350 milioni, cifra che lo rende uno degli stadi più cari del mondo, il nuovo stadio della Capitale del Brasile non ha mai più visto riempire i suoi spalti dopo il 2014 e poiché Brasilia non ha una squadra di calcio di alto livello tale da richiamare una folla di spettatori, l'Estadio Mane Garrincha oggi è una struttura di deposito per circa 400 autobus.
L'Arena Pantanal a Cuiaba è stato costretto a chiudere per "urgenti" lavori di riparazione da gennaio perché, come hanno ammesso le stesse autorità, a solo un anno dall'apertura il tetto perdeva, gli ascensori e l'impianto di condizionamento non funzionavano bene. E come lo stadio di Brasilia o di Cuiaba, anche quello di Salvador e il Manaus non vivono un periodo prospero perché non hanno squadre tali da poter affrontare costi di gestione di strutture così grandi. Così un due architetti francesi Axel de Stampa e Sylvain Macaux hanno proposto di trasformare lo stadio di Natal, l’Arena das Dunas, oggi usato per banchetti e feste private, in rifugi per homeless e chissà se in questa veste non avrà maggiori riscontri.