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Case Ikea per i rifugiati: costruzioni prefabbricate ed ecologiche per una vita migliore

Il colosso di mobili svedese ha usato la sua esperienza nella progettazione flat-pack per disegnare rifugi più sicuri. In Etiopia il primo villaggio sperimentale.
A cura di Clara Salzano
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Ogni anno milioni di bambini perdono quasi tutto: le loro case, averi e le famiglie in disastri naturali e conflitti. Molti rimangono nei campi per anni. La Fondazione IKEA, in collaborazione con un gruppo di designer dell’Unità immobiliare per i rifugiati e dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, ha realizzato un progetto per dare a milioni di bambini e famiglie di rifugiati, costretti ad abbandonare ogni anno le loro case, un posto migliore in cui vivere.

Kobe Refugee Camp, Dollo Ado, in Etiopia - Bambini rifugiati somali giocano in una piscina d'acqua di fronte a tre prototipi finanziati da IKEA Foundation di ‘Refugee Housing Unit’ per i rifugiati. I rifugi sono attualmente in fase di test per dare risposte di miglioramento a famiglie di rifugiati somali nel campo.
Kobe Refugee Camp, Dollo Ado, in Etiopia – Bambini rifugiati somali giocano in una piscina d'acqua di fronte a tre prototipi finanziati da IKEA Foundation di ‘Refugee Housing Unit’ per i rifugiati. I rifugi sono attualmente in fase di test per dare risposte di miglioramento a famiglie di rifugiati somali nel campo.

Il progetto si chiama ‘Refugee Housing Unit', e consiste in edifici leggeri, con 18 metri quadrati di spazio vitale, pensati per essere assemblati in 4 ore, e in grado di ospitare almeno 5 rifugiati. Le prime case, 13 edifici prefabbricati, sono arrivate poche settimane fa a Kobe, in Etiopia. Si tratta del primo ordine fatto dall'ONU all'azienda svedese ma potrebbero diventare molti di più se il progetto funzionerà. Le nuove case Ikea sono ermetiche e hanno una doppia entrata, così, quando il vento è troppo forte, si può utilizzare l'uscita posteriore.

Un bambino somalo passa davanti ad una fila di rifugi 'Refugee Housing Unit', a Kobe-Campo profughi, Dollo Ado, in Etiopia. Kobe è la patria di oltre 35.000 rifugiati somali con circa 20 famiglie e la sperimentazione di questi nuovi rifugi offre un alloggio dignitoso e sicuro ai rifugiati.
Un bambino somalo passa davanti ad una fila di rifugi ‘Refugee Housing Unit', a Kobe-Campo profughi, Dollo Ado, in Etiopia. Kobe è la patria di oltre 35.000 rifugiati somali con circa 20 famiglie e la sperimentazione di questi nuovi rifugi offre un alloggio dignitoso e sicuro ai rifugiati.

Pannelli solari sono installati sulla copertura del rifugio per fornire una fonte sicura di luce, eliminando la necessità di lampade a cherosene pericolose. Pannelli riflettenti sulla parte esterna del rifugio forniscono l'isolamento per mantenere fresco l'abitacolo durante il giorno e più caldo di notte. Infatti la casa è rivestita da una rete ombreggiante, ossia uno schermo esterno che fornisce il 70% di riflessione solare durante il giorno, agendo come isolante per trattenere il calore di notte, evitando la sua dispersione durante i giorni freddi. Mentre le tende attualmente distribuiti dall'UNHCR in genere iniziano a disintegrarsi entro sei mesi, i rifugi di IKEA possono durare fino a tre anni.

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Molti dei rifugi attualmente utilizzati nei campi profughi, spesso hanno una durata di appena sei mesi prima che l'impatto di sole, pioggia e vento comporta che debbano essere sostituiti. Tuttavia, i rifugiati di solito soggiornano nei campi per diversi anni. Attualmente l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) usa per la maggior parte dei casi tende molto robuste, ma comunque altamente soggette a deteriorarsi. Con Refugee Housing, spiega Johan Karlsson, Project Manager presso il Refugee Housing Unit, "vogliamo creare migliori e più sicure case per i milioni di persone che soffrono nei campi a causa di conflitti e catastrofi naturali e di origine antropica. Questo è il nostro obiettivo principale e quello che conta alla fine".

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