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Dragonfly: le fattorie urbane ad alta quota saranno il futuro dell’agricoltura

L’architettura diventa commestibile: campi e frutteti nel cielo per la prima fattoria verticale in un grattacielo di New York.
A cura di Clara Salzano
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"Il mondo dei fast-food e degli alimenti surgelati è finito!", così esordisce l'architetto Vincent Callebaut che ha progettato a New York una ‘fattoria urbana' di 132 piani: Dragonfly, dalla forma dell'insetto a cui si ispira, che sarà la risposta ad un futuro più sano per i circa sei miliardi di persone che vivranno in città entro il 2050.

VINCENT CALLEBAUT ARCHITECTURES-WWW.VINCENT.CALLEBAUT.ORG
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In un tempo in cui le città sono sovraffollate, una nuova agricoltura urbana contribuirà alla durabilità delle metropoli e a ripensare la produzione alimentare. Al fine di evitare l'espiazione del pianeta, le città del futuro, sostenibile, devono mirre a reintegrare la funzione agricola a scala urbana sottolineando il ruolo dell'agricoltura urbana per l'uso e il riutilizzo delle risorse naturali e dei rifiuti biodegradabili in modo da chiudere il ciclo dei flussi ecologici.

VINCENT CALLEBAUT ARCHITECTURES-WWW.VINCENT.CALLEBAUT.ORG
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L'architettura deve essere al servizio di questa nuova agricoltura. Il progetto Dragonfly dell'architetto belga suggerisce pertanto la costruzione di un prototipo di fattoria urbana che offre attorno ad un programma misto di abitazioni, uffici e laboratori (di ingegneria ecologica), spazi agricoli verticalmente disposti in diversi piani e in parte coltivati ​​dai suoi stessi abitanti. Questa fattoria verticale si baserà sulla produzione agricola intensiva che varierà in base alle stagioni. Un organismo vivente di costruzioni d'avanguardia, autosufficente, che alcuni critici hanno respinto come una sventura per il paesaggio.

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Architettonicamente, l'organizzazione funzionale di Dragonfly è rappresentata da due torri allungate simmetricamente disposte in coppia intorno a un enorme serra climatica che le lega e si dispiega tra due ali cristalline. Queste ali molto leggere in vetro e acciaio ripartiscono i carichi dell'edificio e sono ispirate direttamente alla struttura delle ali di una libellula. Due anelli abitati fanno da contrafforte intorno a queste ali. Piano per piano, la torre sovrappone alle coltivazioni agricole la produzione di carne, latte, pollame e uova, ma anche veri e propri reattori biologici continuamente rigenerati con humus organico. Così, le culture si susseguono verticalmente in base alla loro capacità agronomica di fornire alcuni elementi del terreno tra le essenze che vengono seminate e raccolte.

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La torre, vero organismo vivente, diventa così metabolico e autosufficiente in acqua, energia e bio-fertilizzante. "Nulla è perduto, tutto è riciclabile per un auto-alimentazione continua!", dice Callebaut. Si prende l'ascensore dal proprio ufficio o abitazione per arrivare in uno dei tanti giardini ospitati nell'edificio di vetro che si riscalda e si raffredda da solo, ma coglie anche l'acqua piovana e ricicla i rifiuti domestici come alimento vegetale. Per garantire la diversità sociale e un ciclo di vita permanente nella torre, la programmazione mista è principalmente strutturata intorno a due poli di abitazioni e luoghi di lavoro. La fattoria verticale è stata progettata per adattarsi perfettamente al contesto urbano della Roosevelt Island di New York.

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Dunque "l'architettura diventa commestibile!". Questa è la città del futuro: il cittadino si trasforma da consumatore a produttore e abitante giardiniere. Egli coltiverà il suo paesaggio circostante in modo da tenersi radicato meglio al terreno, creando la propria biodiversità ecologica e alimentare, sui tetti, le terrazze, i balconi, nelle cavità degli spazi pubblici non costruiti, nei cortili interni e nelle serre sospese. Le fattorie urbane del futuro, consapevoli dell'emergenza di modificare il nostro comportamento di fronte ai cambiamenti climatici, ridurranno così il nostro impatto ambientale sulla Terra e costruiranno città eco-responsabili ed eco-compatibili.

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