La Mostra d’Oltremare di Napoli, tesoro nascosto della città
Il rilancio di Napoli passa sicuramente per la conoscenza dei suoi tesori. Spesso tendiamo a lasciare la città per mete lontane ed esotiche ma stentiamo a conoscere le bellezze e le ricchezze di Napoli, o anche solo a capirne il valore. Quasi sempre non si tratta di questione d'ignoranza ma di mancata valorizzazione e pubblicità del nostro invidiabile patrimonio da parte delle istituzioni. E la Mostra d'Oltremare di Napoli ne è un esempio. In pochi conoscono la sua storia, il suo ruolo nella città e la sua importanza nella storia dell'architettura e dell'Italia. Così è nata l'idea di raccontare attraverso immagini, divertenti interviste ed interessanti spiegazioni la complessa ricchezza nascosta dietro uno dei luoghi simbolo della cultura partenopea.
La Mostra d'Oltremare di Napoli nasceva come "Mostra Triennale delle Terre Italiane d'Oltremare", per replicare il successo ottenuto con l’Esposizione Universale di Roma (EUR). Oggi tutta l'Italia e il mondo conosce l'EUR di Roma, ma pochi sanno riconoscere l'importanza della Mostra d'Oltremare. In quel periodo la città di Napoli era stata scelta da Mussolini come porto aperto verso il Medio Oriente e verso l'Africa del Nord. L'iniziativa si proponeva di offrire alla città una struttura nuova in grado di accogliere l'Esposizione delle Colonie del 1940 e successivamente manifestazioni culturali, sportive e turistiche per rilanciare l'economia locale. Così il 9 maggio del 1940 fu inaugurata una delle principali sedi fieristiche italiane e la maggiore del mezzogiorno. Vennero chiamati a collaborare alla costruzione della Mostra eminenti architetti ed urbanisti come C. Cocchia, G. De Luca, M. Capobianco e L. Piccinato, che progettarono alcuni esemplari tipici dell'architettura razionalista, unici e avanguardisti per l'epoca in Italia. Lo spazio espositivo si articolava attraverso 36 padiglioni che richiamavano l'habitat naturale, l'arte e lo stile dei singoli paesi oggetto dei domini coloniali italiani, riletti attraverso la cifra stilistica dell'architettura del ventennio. La mostra si estendeva su 1.200.000 metri quadrati e si configurava con un ambizioso progetto dove l'urbanistica ed il parco, ricco di specie provenienti dalle colonie, convivevano felicemente. La struttura includeva un'arena all'aperto per circa 12.000 persone, l'Arena Flegrea, la prima costruzione per il teatro lirico all’aperto in Italia, due teatri (Teatro Mediterraneo e Teatro dei Piccoli), una piscina olimpionica, uno zoo, un parco divertimenti, e una zona archeologica di epoca romana. Per costruire tutta la struttura occorsero appena sedici mesi.
Purtroppo dopo appena un mese dall'inaugurazione, la Mostra Triennale delle Terre Italiane d'Oltremare chiuse a causa della guerra. E seppur nuovamente inaugurata nel 1952 come Mostra Triennale del Lavoro Italiano nel Mondo, per i danni subiti durante il conflitto mondiale furono gravi e con la perdita delle colonie venne meno la ragion d'essere della struttura che – data la sua vastità – fu gradualmente abbandonata negli anni ed adibita ad altri usi che la impauperirono. Oggi un grande progetto di riqualificazione e restauro della straordinaria struttura prevede il rilancio della Mostra d'Oltremare, con un piano di riapertura del grande parco fieristico alla città e di restituzione alla comunità di une dei tesori più preziosi della storia e dell'architettura di Napoli. "Sempre più la Mostra d'Oltremare vuole rappresentare un'alternativa significativa per il tempo libero dei cittadini. Per questo motivo è impegnata da anni nel recupero e valorizzazione di spazi e funzioni d'uso al fine di renderli nuovamente fruibili ai cittadini a prescindere dalla tradizionale attività fieristica. Un modo nuovo di concepire e vivere la Mostra d'Oltremare, un patrimonio della città restituito alla città e ai cittadini".