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Edward Hopper e il distanziamento sociale ai tempi del Coronavirus

Da Instagram a Twitter aumentano i post che indicano “Siamo tutti dipinti di Edward Hopper” perché i quest’era di pandemia globale e quarantena forzata l’artista americano, nonostante abbia dipinto in altre epoche e periodi storici, sembra rappresentare perfettamente l’isolamento, la solitudine ed il disagio che stanno caratterizzando i nostri giorni.
A cura di Clara Salzano
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Edward Hopper, Morning Sun, 1952 | Sharon Mollerus | Flickr
Edward Hopper, Morning Sun, 1952 | Sharon Mollerus | Flickr

"Siamo tutti dipinti di Edward Hopper", è questo la frase che sta risuonando su ogni piattaforma social, da Instagram a Twitter, come accompagnamento alle opere dell'artista americano Edward Hopper (Nyack, 1882 – New York, 1967) che per molti sono considerate la rappresentazione dell'isolamento e della solitudine a cui siamo costretti dalla pandemia globale per il Covid-19. Nonostante Hopper sia morto oltre mezzo secolo fa e abbia vissuto in un'epoca storica completamente differente, i suoi dipinti oggi sembrano raffigurare alla perfezione il disagio che tutti noi stiamo vivendo in quarantena.

Nell'ultimo periodo il termine "distanziamento sociale" ha ottenuto un enorme impennata nelle ricerche di vocabolario mentre si diffonde lo stato di emergenza da Coronavirus in un numero crescente di paesi e l'obbligo di quarantena si allarga. Così sempre più persone sono costrette a stare in casa e a rapportarsi a sé stessi, a vivere diversamente i propri spazi domestici e relazionarsi spesso con la propria solitudine. Questo stato d'animo e le scene di disagio domestico che ne derivano sembrano essere le stesse già dipinte da Edward Hopper più di mezzo secolo fa. Alcune delle sue opere d'arte del passato danno un assaggio di come si sente il nuovo mondo del "distanziamento". Così sul profilo di istituzioni ufficiali come la New Orleand of Fine Arts vengono riprese alcuni lavori di Hopper che sembrano realmente rappresentare la situazione attuale di quarantena domestica o di solitudine di negozi e bar nelle città soffocate dall'emergenza da Covid-19.

"Morning Sun" di Edwuard Hopper potrebbe essere la fotografia di molti di noi oggi, soli in casa, a lavorare dai nostri letti in smart working, con lo sguardo rivolto verso il mondo esterno, visto da lontano e mai stato tanto distante emotivamente e sensibilmente per tutti. Il dipinto di Hopper realizzato nel 1952 raffigura sua moglie Jo, inondata dalla luce dorata del sole che entra da una finestra difronte al letto dove è seduta, intenta a guardare il mondo esterno desolato e al contempo isolata da quel mondo esterno lontano. Eppure quella donna, tante altre figure di Hopper, sembra essere sicura di sé di fronte ad una metropoli intimidatoriamente grande e rassegnata alla propria alienazione. Quel dipinto del 1952, seppur testimone di un disagio, risulta tuttavia  incredibilmente confortante. L'utente di Instagram @alexandraroach1 scrive nel 2020: "Potrei essere io nel dipinto, ma aggiungerei un telefono in mano …".

L'arte di Edwuard Hopper sta vivendo una travolgente rinascita di interesse perché la sua visione solitaria dell'America del dopoguerra sembra rappresentare esattamente il distanziamento sociale delle nostre città al tempo della pandemia globale da Covid-19. Stesso Hopper dichiarava: "L'arte di una nazione è  più grande quando riflette maggiormente il carattere della sua gente". L'artista americano attingeva alla coscienza collettiva del suo tempo, dagli anni 1920 agli anni 1960. Eppure il mondo di oggi sembra incredibilmente simile ai suoi lavori più famosi, come ad esempio "Automat" (1927) e "Nighthawk" (1942). Così in molti cercano di imparare dall'arte di Hopper che è riuscito a rendere romantico il concetto di solitudine.

Il successo di Edward Hopper nella storia dell'arte è da attribuire anche alla tranquillità, quiete e calma che incarna il suo lavoro. La scrittrice Joyce Carol Oates, scrivendo di "Nighthawk" (1942), disse che è "l'immagine romantica più toccante e incessantemente replicata della solitudine americana". L'artista americano era noto anche per la sua depressione che lo ha accompagnato per la maggior parte della sua vita. I suoi lavori parlano ai mondi interiori di tanti ed è per questo che creano un senso di trepidazione e suspense che ha ispirato innumerevoli registi e fotografi, da Alfred Hitchcock a David Lynch. E c'è chi, come Kris Tremblay, ha ripreso "Nighthawk" in tempi odierni e lo ha svuotato delle figure umane e l'opera è diventata un'immagine iconica di quest'epoca di pandemia globale.

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