Expo da flop: le 10 cose che si potevano evitare all’Esposizione di Milano
Non sono mai stata tra coloro che sperava nella cattiva riuscita dell'Expo di Milano per questioni politiche, né mi sono mai espressa circa i ritardi, gli imbrogli, la corruzione che hanno caratterizzato l'Esposizione Universale 2015 perché ho sempre creduto che non spettasse a questa sezione dover fare certe critiche o eventuali elogi e perché, nel bene e nel male, l'Expo è sempre un occasione unica per il paese ospitante, di visibilità e di guadagni, per cui ho sempre creduto e tifato Italia. Non mi sono mai pronunciata sulla qualità dei progetti dell'Expo di Milano perché volevo che fossero i fatti a parlare, ma oggi, a circa un mese dalla conclusione dell'Evento, che resta una delle più importanti manifestazioni che un paese possa accogliere, credo di poter trarre alcune conclusioni riguardo le cose che non hanno funzionato in questo Expo 2015.
Non si tratta del numero di visitatori, per di più in continua crescita, che ha anche raggiunto sabato 26 settembre la cifra record di 259.093 ingressi in un giorno (e io che ero lì vi posso assicurare che l'intero sito dell'Expo era stracolmo, con ancora più visitatori si rischiava la paralisi). Nè si tratta della bellezza o meno degli edifici realizzati e delle mostre presentate. Ecco dieci cose che secondo me sono state un flop in questo Expo 2015:
1. I prezzi
Al di là del costo d'ingresso già alto, che però organizzandosi in anticipo si poteva ovviare, l'assurdità all'interno di Expo Milano 2015, il cui tema è "Nutrire il Pianeta. Energia per la Vita", quindi il cibo, è dover sborsare un patrimonio per assaggiare le diverse cucine del mondo presentate all'Evento per cui poi in molti hanno finito per mangiare presso i chioschi di street food italiano o al Mc Donald.
2. Le file
Non è tanto la fila per entrare all'Expo che paralizza il sito, bensì le file chilometriche e di ore per entrare a visitare i padiglioni finendo poi per riuscire a vedere molto poco di questo Expo 2015, tornando a casa stanchi morti ugualmente e, per chi ha trovato giorni di caldo africano, anche ustionati. Probabilmente bastava progettare i padiglioni in maniera più aperta per consentire un passaggio più fluido di visitatori.
3. Spazi sconosciuti
C'è un’area di oltre 520000 metri quadrati in prossimità dell’ingresso sud di cui sembra che in pochi si siano accorti durante l'Esposizione: si tratta della Cascina Merlata, probabilmente la zona più isolata di Expo Milano 2015. Di per sé il progetto della Cascina non ha nessun punto a suo sfavore se non fosse che si è rivelato un flop perché difficilmente raggiungibile e quindi poco visitata. Lì vicino si trova anche lo stand dell'Adidas che, proprio per la posizione piuttosto isolata rispetto all'area dell'Esposizione, quasi nessuno sapeva offrisse il noleggio gratuito di alcuni suoi ultimi modelli di scarpe per visitare l'Expo con maggiore comodità.
4. Ingresso staff-stampa
Chi lavora ad un Evento o chi entra per lavorarci, come i giornalisti, si presuppone siano facilitati nello svolgimento delle proprie mansioni, nell'interesse dell'evento stesso. Generalmente chi lavora ad un evento ha per questo motivo un ingresso dedicato. Ad Expo anche. Peccato però che i controlli siano così lenti o probabilmente il numero di tornelli non sufficiente, per cui ogni giorno, a qualsiasi ora, lo staff e la stampa è costretto a fare ore di fila prima di entrare a lavorare ad Expo Milano. Non basterà dire che il vostro turno di lavoro sta per iniziare a farvi saltare la fila.
5. Niente Fuori Expo
Prima che inaugurasse Expo Milano 2015 si parlava di una serie di eventi che avrebbero animato la città di Milano più di quanto succeda durante il Salone del Mobile o la Settimana della Moda. Peccato che di questi eventi non se ne abbia avuto alcuna notizia.
6. Un turco in Argentina
L'Expo è sicuramente l'occasione per conoscere tante culture diverse, persone da ogni parte del mondo e, nel caso dell'Expo 2015, anche cucine di paesi differenti. E ci si aspetterebbe che recandosi nel Padiglione del Portogallo ad accogliere i visitatori ci siano degli addetti portoghesi e così negli altri padiglioni. Ma se parlate con chi lavora nel Padiglione Argentina o in quello del Kuwait vi accorgerete che non è così.
7. Il padiglione Italia
I padiglioni dei vari paesi dell'Expo dovrebbero rappresentare il proprio paese, la sua cultura, la sua architettura, il suo patrimonio, etc. Il Padiglione Italia non è riuscito in nulla di tutto questo.
8. La copertura
Che sul sito dell'Expo 2015 necessitasse una copertura del Cardo e del Decumano è indubbio, specialmente nei mesi più caldi o nei giorni di pioggia, ma si poteva progettare qualcosa di più leggero e trasparente che rendesse maggiormente fruibile la vista dei padiglioni e non li tagliasse visivamente come invece accade mentre si cammina lungo le due strade principali del sito.
9. La collina panoramica
La parte conclusiva del sito espositivo si colloca logisticamente sul lato est, nonostante lì vi è posto anche un ingresso all'Expo, perché a ovest si trova il Padiglione Zero che accoglie i visitatori e li introduce all'esposizione. In questa parte conclusiva del sito è stata collocata una collina verde, Collina Mediterranea, che, con la sua altezza di 12 metri, è uno dei grandi punti di riferimento del Sito Espositivo e "il punto più suggestivo e romantico da cui godersi una vista panoramica del Sito Espositivo nelle notti più chiare dei sei mesi dell’evento", secondo il sito dell'Expo. Ma saliti sulla collina vi accorgerete che l'unica cosa ben visibile è proprio la copertura del decumano e il vicino padiglione dell'Oman. Il resto dovrete immaginarlo.
10. Le critiche
Concludo con un punto che non poteva essere ignorato (e che rivolgo anche a me stessa): in questi mesi se ne sono sentite tante di critiche sull'Expo ed è giunto il momento di dire basta a tutto questo clima di negatività che gli italiani sono capaci di innescare anche contro eventi che dovrebbero invece far emergere un'immagine positiva del nostro paese davanti agli occhi del mondo.