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Forse non sai che a Milano c’è un palazzo con un orecchio sulla facciata

Passeggiando nel quartiere di Porta Venezia a Milano ci si può imbattere in un particolare edificio in stile Liberty, che in molti conoscono come “Ca’ dell’ureggia”, ovvero “casa dell’orecchio”, perché presenta sulla sua facciata, a destra del portone principale d’ingresso, un grande orecchio d’ottone che ascolta la città.
A cura di Clara Salzano
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Chi vive a Milano sa che la città è ricca di tesori nascosti, dai cortili verdi degli antichi palazzi ai lussuosi androni degli edifici moderni, dai rigogliosi giardini alle terrazze panoramiche. Perché il capoluogo meneghino non è una città che si concede al primo sguardo, si lascia scoprire e ammirare lentamente, passeggiando, col naso all'insù tra le sue austere architetture e i parchi rigogliosi. E per chi è curioso e ha desiderio di esplorare, suggeriamo di inoltrarsi nel quartiere di Porta Venezia a Milano, tra le vie Serbelloni e Maffei, dove si trova un particolare edificio in stile Liberty, che in molti conoscono come "Ca’ dell’ureggia", ovvero "casa dell’orecchio", perché presenta sulla sua facciata un grande orecchio d'ottone. Si tratta del Palazzo Sola Busca, costruito dal 1924 al 1927, dall'architetto Aldo Andreani, che è caratterizzato dall'originale presenza di un orecchio a destra del portone principale d’ingresso.

Il Palazzo Sola Busca si trova al numero 10 di via Serbelloni, ad angolo con via Maffei, e si presenta come un edificio dalla notevole architettura, che spicca per il gusto Liberty, e destinato ad abitazioni signorili. Costruito negli anni Venti del Novecento, Palazzo Sola Busca occupa un piccolo lotto di forma triangolare ed è caratterizzato da un segno esplicito incastonato nella muratura della facciata principale: un piccolo gioiello scultoreo, un orecchio scavato, opera dell'artista Adolf Wildt. L'edificio, proprio per la presenza dell’opera wildtiana, è stato ribattezzato Ca’ dell’ureggia, che in milanese significa casa dell’orecchio. L’Orecchio di Wildt è stato uno dei primi citofoni di Milano e della storia. L'elemento scultoreo in bronzo sulla facciata del palazzo veniva usato dai visitatori che dovevano comunicare con il custode che si trovava all’interno della portineria del palazzo, prima di annunciare un'eventuale visita alle famiglie che vi abitavano. Oggi lo straordinario citofono non è più in uso.

L'Orecchio di Adolf Wildt

"Quand’ero giovane e lavoravo per gli altri, mi chiamavano “l’oreggiàt”, tanto bene scavavo e modellavo gli orecchi. Ne avrò fatti più di mille", con queste parole Adolf Wildt racconta la sua formazione da scultore in cui "l'orecchio" è sempre stato un tema molto usato perché per l'artista milanese ogni frammento del corpo poteva esprimere un sentimento. Il primo orecchio di Wildt fu realizzato nel 1919 in marmo per la Galleria Pesaro, poi nel 1922 per la Biennale di Venezia, sempre in marmo. Quello di Palazzo Sola Busca è in bronzo, è stato arricchito con una ciocca di capelli, e funzionava come citofono dell'edificio di via Serbelloni 10. L'artista Anselmo Bucci sull'Orecchio wildtiano scriveva: “Un orecchio di Titano si contrae come la valva di una conchiglia preistorica; il gesto combattivo del mollusco in agonia fu irrigidito dalla morte e fissato nel calcare dell’onda… Questo orecchio… può contenere il muggito dell’oceano…” (Bucci 1919, p. 279).

La storia di Palazzo Sola Busca

Il palazzo all'angolo tra le vie Serbelloni e Maffei sorge sulla vasta area a giardino adiacente al Palazzo Serbelloni, edificato alla fine del Settecento su progetto di Simone Cantoni. L'edificio fu progettato dall'architetto Aldo Andreani che, tra il 1924 e il 1927, realizza un'architettura imponente anche in ragione del lotto esiguo a disposizione. "Gli alti prospetti dell'edificio sono alquanto articolati nella parte di base, monumentale per il continuo ricorso ad elementi decorativi di coronamento alle finestre, siano esse cornici, mensole, cartigli e timpani, sia anche per l'impiego di materiale lapideo sbozzato ed incastonato ai lati dell'ingresso principale.", scrive D'Ancona P. sull'Enciclopedia Italiana, Milano Monumenti ed Arte, " Superiormente è l'arretramento dei piani rispetto al perimetro del lotto a connotare le facciate, molto semplificate in una successione scalare dal secondo piano su via Serbelloni al quarto in corrispondenza dell'angolo e al quinto su via Maffei. A questa porzione del fabbricato corrisponde la finitura ad intonaco in colore rosa, mentre la restante superficie delle facciate è finita col rivestimento in lastre di marmo travertino. Compaiono qua e là appena accennati alcuni dei "virtuosismi" architettonici che caratterizzano praticamente senza pause l'immagine di palazzo Fidia, edificato poco dopo e appena più in là, tra via Mozart e via Melegari".

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