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Il nuovo campus scientifico dell’Università degli Studi di Milano aprirà nel 2025

Lo studio internazionale di design e innovazione CRA-Carlo Ratti Associati e un team guidato dal gruppo immobiliare australiano Lendlease hanno vinto il concorso internazionale per la progettazione del nuovo campus scientifico dell’Università degli Studi di Milano.  Il progetto verrà completato nel 2025 nel sito che dell’Expo nel 2015 che diventerà un parco dell’innovazione di 1 milione di metri quadrati.
A cura di Clara Salzano
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Il nuovo campus scientifico dell'Università degli Studi di Milano CRA-Carlo Ratti Associati + Italo Rota
Il nuovo campus scientifico dell'Università degli Studi di Milano CRA-Carlo Ratti Associati + Italo Rota

"Un campus universitario, reinventato", così CRA-Carlo Ratti Associati annuncia la notizia della vittoria del concorso internazionale internazionale per la progettazione del nuovo campus scientifico dell'Università di Milano per il quale ha partecipato con un team guidato dal gruppo immobiliare australiano Lendlease. Il progetto sorgerà nell'ex area Expo 2015 che diventerà un parco dell'innovazione di 1 milione di metri quadrati chiamato MIND-Milano Innovation District. Il nuovo campus aprirà nel 2025. "Il progetto esplora come un'istituzione storica di istruzione superiore possa essere trasformata per l'era digitale".

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Il nuovo campus scientifico dell'Università degli Studi di Milano, progettato da CRA-Carlo Ratti Associati in collaborazione con Lendlease, servirà quasi 23.000 ricercatori e studenti specializzati in scienze naturali e formali presso l'Università degli Studi di Milano. La proposta vincitrice prevede la creazione di una rete di cortili verdi, di percorsi pedonali ininterrotti e cinque edifici in mattoni attorno ad una grande piazza centrale con un lago adiacente. L'uso del mattone per gli edifici del sito è un omaggio alla sede centrale dell'Università degli Studi di Milano, la Ca ‘Granda, un edificio in mattoni del XV secolo progettato dall'architetto rinascimentale Filarete. Le strutture saranno costruite "con ogni mattone posizionato individualmente da un braccio robotico e trattato come un pixel all'interno di un bassorilievo di grande scala", in modo da realizzare con i mattoni un un arazzo tridimensionale con contenuto testuale e visivo. Oltre all'uso del mattone, altro elemento distintivo del progetto sono i cortili e il "Common Ground", uno spazio pubblico che si snoda attraverso il campus con passaggi pedonali e incroci con cui sono collegati i vari edifici, all'ombra di una tettoia e dei portici, per vivere gli spazi all'aria aperta tutto l'anno. Non mancherà la cura del verde con terrazze e giardini ipogei.

"Il “Campus 2.0” reinterpreta i principi di progettazione di Filarete, sebbene con tecnologie digitali del 21° secolo e nuovi approcci all'insegnamento e all'apprendimento", spiega Carlo Ratti, partner fondatore del CRA e direttore del Senseable City Lab presso il Massachusetts Institute of Technology, "Le recenti analisi dei dati sull'interazione umana nei campus accademici hanno dimostrato che esiste una correlazione diretta tra la vicinanza fisica dei ricercatori e la produzione scientifica. In altre parole, l'interazione umana è una componente essenziale del processo di scoperta. La recente pandemia, che ha costretto gli studiosi a vivere e lavorare per mesi in isolamento, non ha fatto che rafforzare l'importanza dello spazio fisico. Il nostro design "Campus 2.0" elabora il pensiero di Filarete di quasi 500 anni fa per creare un terreno di prova che promuoverà l'interazione tra le diverse comunità ". Carlo Ratti ha realizzato il progetto in collaborazione con Italo Rota come consulente creativo che aggiunge “L'utopia di Filarete è spesso visualizzata con la forma a stella a otto punte di Sforzinda, la sua città ideale. Tuttavia, se ingrandisci e dai un'occhiata più da vicino al design, puoi apprezzare altre caratteristiche interessanti. Filarete pensava che l'architettura dovesse concentrarsi su durata, semplicità e raffinatezza tecnica accessibile. Voleva che i suoi edifici diventassero lo sfondo di un nuovo umanesimo, offuscando i confini tra spazi privati e pubblici. Nel nuovo campus di Milano, ci sforziamo di realizzare l'utopia di Filarete, proprio nel luogo in cui sei anni fa milioni di persone da tutto il mondo si incontrarono per l'Expo ”.

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