Intervista a Kengo Kuma, “il meno alla moda degli architetti giapponesi”
“Il meno alla moda degli architetti giapponesi”, anti-divo, anti-americano, “identitario ma non nazionalista”, critico della globalizzazione, così viene definito Kengo Kuma, uno degli architetti giapponesi più riconosciuti dalla critica internazionale. La Bamboo House in Cina, sotto la Grande Muraglia, e la Lotus House in Giappone, sono alcune delle sue architetture più famose il cui denominatore comune, come in gran parte dei progetti di Kuma, è il carattere di contestualità. Nel lavoro di Kuma vengono affrontate alcune delle dicotomie che hanno interessato da sempre il dibattito architettonico contemporaneo: architettura e paesaggio, natura e artefatto, organico e inorganico. La sua opera è caratterizzata, in molti dei progetti recenti, dall’integrazione di tecniche e di competenze tradizionali giapponesi combinate con un’avanzata sperimentazione sui materiali. "Per quanto riguarda la mia architettura non ho l’esigenza di fare l’opera unica, lavoro piuttosto, pensando che possa sparire; anche se non arrivo a cancellare completamente l’architettura, ritengo che un atteggiamento che rispetti la morbidezza, l’uomo, l’ambiente e la natura, abbia comunque esiti differenti", afferma Kengo Kuma. Conosciamo più da vicino questo grande esponente dell’architettura giapponese e mondiale.
Cos'è per Lei l'Architettura?
L'architettura di per sé è fuori dal tempo. L'unico modo reale di vivere l'architettura è la sostenibilità.
Qual è il ruolo dell'Architettura?
Il primo punto di cui ci occupiamo nei nostri progetti è come creare armonia con l'ambiente. Nel XX sec. l'originalità era la cosa più rilevante per un architetto ma nel XXI sec. è l'armonia con il tutto la cosa principale in architettura. Il rapporto con l'ambiente è la regola corrente oggi nel design architettonico.
Come crea i suoi progetti? Crede ancora nell'importanza del disegno o le nuove tecnologie sono lo strumento prediletto?
In architettura il disegno è fondamentale perchè la realtà viene sempre dopo il disegno. La cose più importanti sono la realtà e i materiali ma senza il disegno non puoi fare nulla.
Qual'è secondo Lei l'elemento fondamentale dei suoi progetti, il filo rosso che li collega?
I materiali sono il punto chiave del nostro design, ed è attraverso i materiali che non possiamo relazionarci all'ambiente. Per alcune persone la forma degli edifici è l'elemento principale, ma per me i materiali sono la cosa più significativa di un edificio. Per esempio prima di disegnare la Bamboo House ero molto affascinato dalla bellezza del materiale. Il bamboo non è un materiale facile, per la sua manutenzione e la sua resistenza. Nella Bamboo House abbiamo risolto queste difficoltà, e per oggi credo sia una sorta di progetto monumentale.
Come si diventa un architetto riconosciuto a livello internazionale?
Per me è importante viaggiare, conoscere nuovi luoghi. Se posso trovare nuovi posti e nuove collaborazioni ciò può cambiare il mio modo di concepire e fare architettura. Per questo ho sempre viaggiato molto, ho fatto molti tour architettonici nel mondo; ho vissuto quel tipo di viaggio che mi ha permesso di cambiare nel tempo il modo di rappresentare l'aspetto delle mie architetture. Ma non bisogna mai dimenticare da dove si è partiti. Bisogna conoscere la propria cultura di appartenenza e dimenticarla mai. Recentemente ho completato un nuovo teatro Kabuki, che è un tipo di teatro nazionale in Giappone. É stato un progetto molto difficile perché era sotto gli occhi di tutti, trovandosi al centro di Tokyo, ed inoltre la cultura teatrale tradizionale in Giappone è molto importante. Alla fine siamo riusciti a completarlo, fortunatamente è piaciuto a tutti e io ne sono molto felice.
Quale consiglio darebbe ai giovani architetti?
Oggi stiamo entrando in una nuova era del progetto architettonico. Nel XX secolo si poteva usare solo calcestruzzo, vetro e acciaio, perchè è stata un'epoca di industrializzazione. Nel XXI secolo stiamo tornando indietro invece: questo è il tempo di riappropriazione dei luoghi naturali. Le persone dovrebbero riscoprire la spiritualità dei luoghi attraverso l'uso dei materiali locali. Per favore, quindi, voi giovani architetti, studiate il contesto in cui operate e prediligete l'uso dei materiali naturali. Inoltre creare relazioni con le persone è fondamentale. Se si riesce ad instaurare rapporti autentici con le persone possiamo sviluppare una buona architettura. L'architettura è per la gente, non per gli artisti.