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Viaggio sotterraneo all’isola d’Elba: le Miniere di Capoliveri, un museo a cielo aperto

Dalle acque cristalline che lambiscono l’Elba alle profondità dell’unica galleria sotterranea dell’Isola, dalle tranquille spiagge ai ricordi rumorosi di un passato di fuoco e fatica, le miniere di Capoliveri, incastonate tra mare e roccia, meritano da sole una visita esperienziale alla scoperta del più grande giacimento di ferro in Europa.
A cura di Clara Salzano
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Le Miniere di Capoliveri - Foto di Stefano Govi
Le Miniere di Capoliveri – Foto di Stefano Govi

Da esplorare a piedi, in bici, in fuoristrada o a cavallo, la visita nelle Miniere di Capoliveri, sull'Isola d'Elba, è un viaggio nell'anima e nella memoria di un Paese che non c'è più ma il cui ricordo fa ancora rumore. Il rosso del ferro, il blu del mare, l'argento dell'ematite e tutte le sfumature della roccia, rendono questo luogo unico al mondo, dove giace il più grande deposito di ferro d'Europa e un archivio di storie di uomini, di amore e lavoro, che non ci si stanca mai di ascoltare.

Le miniere di Capoliveri, incastonate tra mare e roccia, meritano da sole una visita. Dalle acque cristalline che lambiscono l'Elba alle profondità dell'unica galleria sotterranea dell'Isola, dalle tranquille spiagge ai ricordi rumorosi di un passato d'Italia ancora troppo vicino, esplorare le Miniere di Capoliveri vuol dire fare un tuffo nella storia e nel cuore del nostro Paese. Chiuse nel 1981, dopo quasi duemila anni di attività, le miniere di ferro dell'Isola d'Elba oggi sono un museo a cielo aperto. Con oltre 200 varietà di minerali presenti sulla superficie dell'isola e più di un ventesimo di tutti i minerali della terra, le Miniere dell'Elba sono ancora considerate tra i più grandi bacini minerari del mondo e a Capoliveri si entra fin dentro le viscere del sottosuolo per una visita esperienziale che coinvolge in prima persona.

Museo della Vecchia Officina

Il percorso di visita alle Miniere di Capoliveri ripercorre il tragitto dei lavoratori della miniera. Si parte dal Museo della Vecchia Officina, allestito nelle officine del Cantiere Vallone, a 6 km da Capoliveri, alle porte della Miniera di Calamita, nel cuore del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. Accompagnati da un'esperta guida del sito, è possibile avventurarsi nella storia delle miniere, dei cavatori e degli ambienti che vivevano quotidianamente, fino a non molti decenni fa. Gli spazi sono rimasti intatti; alcuni ambienti sono stati ricostruiti con oggetti ed arredi originali, antichi documenti e cartografie, immagini e filmati della tradizione capoliverese per rendere più immediata e comprensibile la lettura della storia e la visita. Attraverso i racconti dei minatori è possibile immergersi nella vita delle miniere, comprendere quelle che erano le tecniche estrattive, i vari utilizzi dei minerali del ferro e di come, da un giorno all'altro, tutta questa "vita", questo ingegno e sapere si è cristallizzato nel tempo fino a diventare oggi un museo suggestivo.

La Miniera del Vallone

Non solo spiagge, mare, buon cibo e un paesaggio mozzafiato, l'isola principale dell'Arcipelago Toscano ha un tesoro nascosto nella sua roccia e la Miniera del Vallone è uno dei gioielli da visitare. Dalle visite alle gallerie alla raccolta di minerali, dai sentieri di trekking mineralogico alla visita agli impianti di lavorazione della pietra, il percorso continua in modo dinamico e sempre più coinvolgente, avendo come sfondo sempre panorami mozzafiato che guardano al mare cristallino dell'Isola d'Elba e alla roccia rossa delle Miniere. Il percorso è accessibile a piedi, con una visita guidata in fuoristrada dell'esercito in stile safari o, per i più avventurosi, con la mountain bike o l'e-bike. La Miniera del Vallone è il più grande ed antico cantiere di estrazione di Capoliveri. Qui si trovano i vecchi impianti di lavorazione, ad indicarci che un tempo questo era un luogo di fatica, di polvere, rumore, uomini e macchine. "Il cantiere a cielo aperto della Miniera di Capoliveri, porta i segni di un lavoro millenario, come le rughe nei volti dei cavatori che, finita la fatica, contemplano il mare. Le tracce rimaste appartengono al passato più recente, i macchinari rimasti hanno lavorato fino al 1981, anno di chiusura per tutte le miniere elbane.", spiegano i gestori delle Miniere di Calamita, "Lo scavo più moderno, con l’impiego massiccio di esplosivo, ha cancellato le testimonianze più remote ma è facile immaginare che Etruschi e Romani ne abbiano ricavato buone quantità di Ematite, Limonite e Pirite". Il Vallone è ricco di un'incredibile varietà mineralogica come Azzurrite, Malachite, Crisocolla, Aragonite, Gesso, Granati, Epidoto e Ilvaite. "Qualcuno si commuove quando ripensa che per poche lire di quei “pezzi” ne ha caricati così tanti sui vagoni dell’Italsider, mostra orgoglio e sorpresa quando racconta che i minerali dell’Elba sono in tutti i musei del mondo, si stupisce un po’, felice che il valore della sua terra oggi sia nella bellezza dei cristalli e della natura e nel fascino della sua storia". Ora la Miniera vive una nuova quiete, nel cuore del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, dove si può godere anche di un tuffo nelle acque caraibiche dell'Isola d'Elba, su una spiaggia bianca nata proprio dall’accumulo di quei minerali che, privi di ferro, non si vendevano alle acciaierie e venivano scaricati sulla costa.

Foto di Stefano Govi
Foto di Stefano Govi

La Miniera di Ginevro

Il percorso prosegue attraverso il Monte Calamita, nella miniera di magnetite di Ginevro, l'unica miniera sotterranea ancora visitabile sull'isola. È il più grande giacimento di magnetite in Europa ed è considerato una riserva strategica di ferro dallo stato italiano. Si accede al tunnel, scavato dagli stessi minatori negli anni Sessanta, muniti di casco, pila e spirito di avventura. Accompagnati da guide esperte e competenti, che riescono a coinvolgerti in prima persona nel racconto delle miniere, si inizia ad entrare nel ventre dell'isola, per esplorare un luogo dove la forza della natura si è scontrata con l'impronta umana in equilibrio continuo, tra mare e montagna: "Nei primi anni del ‘900, le indagini sul territorio confermano la presenza di “lenti” di Magnetite molto compatta, il miglior minerale per la siderurgia, un ossido che in media contiene la più alta percentuale di ferro rispetto agli altri minerali elbani. I lavori a cielo aperto cominciano intorno agli anni trenta ma i minatori scavano brevi tratti di gallerie ad 81, 54, 30 e 6 mt sopra il livello del mare, per esplorare la grandezza e la ricchezza del giacimento e scoprono che il deposito si estende ben sotto il livello del mare. Così intorno al 1960 si comincia a scavare il cuore più profondo della miniera, la discenderia, più di 350 gradini sottratti alla durezza della roccia, per raggiungere -24 e -54 metri sotto il livello del mare ed avviare l’avventura sotterranea.", spiega Alessandra Aprile, guida ambientale delle Miniere, "La roccia durissima e compatta del Ginevro si affronta con martelli perforatori ad aria compressa e tonnellate di dinamite, conquistando un metro al giorno di strada, in compagnia di buio, rumore e polvere. Dopo l’esplosione si sgombra il fronte con pale meccaniche, si ripulisce la parete e la perforazione continua per ottenere, metro dopo metro, sette chilometri di strade sotterranee.", continua la guida, "Un’impresa titanica e davvero efficiente che, lavorando a pieno ritmo, può portare in superficie 100 Tonnellate di minerale all’ora. Eppure dopo dieci anni di estrazione, nel 1981, la miniera elbana chiude, causa la concorrenza dei paesi in via di sviluppo, e le tonnellate di Magnetite rimaste quaggiù diventano riserva nazionale strategica; la galleria del Ginevro è lo scrigno di un tesoro sotterraneo che, le carte dicono, si possa un giorno aprire di nuovo". Oggi le Miniere di Capoliveri sono un museo a cielo aperto che entusiasma e sorprende ad ogni passo e racconto.

Foto di Stefano Govi
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