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Kaputt, a Basilea Maurizio Cattelan e i suoi cavalli imbalsamati

L’artista padovano colpisce ancora a Basilea con questa installazione che si può ammirare fino al prossimo ottobre.
A cura di Valentina Pepe
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Maurizio Cattelan, l'artista italiano che più ha fatto parlare  tutto il mondo, eccolo all'azione con la sua ultima opera che fa discutere ancora. In scena alla Fondazione Beyeler, tempio dell’arte a Basilea, fino al 6 Ottobre 2013, si può ammirare Kaputt.

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La sua nuova e provocatoria installazione che moltiplica la celebre e sempre discussa opera del 2007 dal titolo Untitled. L'artista aveva annunciato solo due anni fa nel corso della retrospettiva a lui dedicata dal prestigioso Guggenheim Museum di New York, il suo ritiro dalla scena dell’arte contemporanea. Ma così non è stato e Maurizio è tornato col suo inconfondibile stile. Ma parliamo dell'opera che rappresenta la moltiplicazione del cavallo imbalsamato, mutilato e conficcato nel muro presentato nel 2007, con le rispettive teste "dentro al muro". L'opera resterà accessibile al pubblico fino al 6 ottobre 2013 e sancisce il ritorno di Cattelan sulla scena dell’arte contemporanea. L'esposizione è stata curata da Michiko Kono e accompagnata dalla presentazione del critico d'arte Francesco Bonami, che ha curato un breve saggio per il pubblico. Il titolo dell'esposizione trae spunto dall'omonimo romanzo di Curzio Malaparte, Kaputt , nel quale l'autore conversa con i propri personaggi "spettri di un'Europa morente" e con il Principe Eugenio di Svezia, e la cui prima parte ha per titolo "Cavalli". Da vedere!

Maurizio Cattelan, il più quotato sul mercato tra gli artisti italiani viventi, nasce a Padova nel 1960 e inizia a lavorare a Milano, realizzando oggetti non-funzionanti, in sintonia con le tendenze del concettuale. Il debutto espositivo è nel 1991, alla Galleria d'Arte Moderna di Bologna, dove presenta «Stadium 1991», lunghissimo tavolo da calcetto, con undici giocatori senegalesi e altrettanti scelti tra le riserve del Cesena. Già nel 1986 aveva lanciato una provocazione, con «Untitled», del 1986, una tela squarciata in tre pezzi alla maniera di Lucio Fontana, creando però la «Z» di Zorro, che sarà il suo «marchio» negli anni successivi. L'artista si guadagna un forte riscontro dal pubblico e dal mercato dell'arte. In una performance a Milano, Cattelan attacca al muro con lo scotch il suo gallerista Massimo De Carlo. Cattelan non frequenta alcuna accademia d'arte, ma sviluppa il suo talento artistico come autodidatta. Comincia la sua carriera a Forlì in Italia, negli anni ottanta frequentando alcuni artisti del luogo. Attualmente è uno degli artisti italiani più popolari che siano emersi internazionalmente negli anni novanta, e la sua reputazione sembra essere in crescita. Le sue poliedriche opere spesso combinano la scultura con la performance, ma spesso includono, tra le varie: eventi di tipo "happening", azioni provocatorie di rottura, pezzi teatrali, testi-commento sui pannelli che accompagnano opere d'arte sue e non, articoli per giornali e riviste, ecc. Alcuni lo considerano il re dei provocatori burloni. È stato definito da Jonathan P. Binstock, curatore d'arte contemporanea come "uno dei più grandi artisti post-duchampiani ed un furbacchione, anche". Alcuni lo definiscono un maestro della provocazione che si serve dei media ed abusa del mondo dell'arte. Più recentemente, Maurizio Cattelan ha intrapreso il ruolo di curatore artistico.

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