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L’acqua in tutte le interpretazioni di Philippe Daverio, al Bologna Water Design 2013

In un percorso fuori fiera del Cersaie 2013 – nei chiostri della Ex Maternità e nell’Ex Ospedale dei Bastardini – dieci progettisti internazionali hanno dato la loro personale interpretazione dell’uso dell’acqua in casa e nell’outdoor. Conosciamo l’opera proposta da Philippe Daverio.
A cura di Clara Salzano
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‘Il bagno immaginato’ è un progetto site-specific nato dalla collaborazione di Philippe Daverio con l’Arch. Jacopo Muzio: una fontana/battistero rialzata all’interno di una settecentesca cappella sconsacrata, decorata dal Chelini. Il progetto è stato l’occasione per confrontarsi con una scenografia dove temporaneità e permanenza, design e architettura, dialoganosenza annullarsi: una stanza privata, intima e allo stesso tempo luogo collettivo di raccoglimento e riflessione all'interno dello storico Palazzo dei Bastardini di Bologna, restituito al pubblico per l'occasione.

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L’opera si ispira dunque al senso di permanenza del luogo e alla eccezionalità dei materiali lapidei: una pedana in ferro rialzata di circa un metro, che mantiene una distanza di rispetto dalle pareti esistenti di circa dieci centimetri, è accessibile tramite una scala trapezoidale che riproporziona in altezza lo spazio, concepito per sedute e inginocchiatoi, portando lo spettatore a vedere le sculture del Chelini da un’altra prospettiva.

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Al centro della fontana/battistero ovale si raccoglie l’acqua e il suono di tre canaline, in marmo bianco, che solcano perpendicolarmente la pavimentazione ellittica; le canaline sono collegate a tre vasche simmetriche, sempre in marmo, che si inseriscono nelle nicchie della cappella, inquadrando tre steli verticali nelle cornici decorative preesistenti. Sulle steli si possono intravedere in bassorilievo tre ‘odalische’ che – omaggio a Man Ray – rielaborano in chiave contemporanea gli ideali bagni turchi di Ingres.

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Dunque un bagno che non è un bagno, che rimanda ad una possibile sintesi tra cultura occidentale (il battistero centrale rielaborato nell'innovativa forma ovale) ed orientale (le canaline a vista in pietra e i doccioni in nicchia) nella concezione culturale dell’acqua.

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