La Bonaveri vede riconosciuto il copyright dei propri manichini dal tribunale di Shanghai
L'azienda di Cento (FE), leader nella produzione di manichini di alta gamma ha visto riconosciuto il diritto di copyright sui propri manichini in una controversia contro un produttore cinese, davanti al Tribunale di Shanghai.
La notizia è di quelle che non possono passare inosservate, visto che per la prima volta una corte cinese dà torto ad un proprio concittadino in una materia assai delicata. La controversia nasce quando la Bonaveri rileva che una delle proprie collezioni di maggiore successo, il manichino della serie Schlappi 2200, veniva copiata e immessa sul mercato da parte della Shanghai Chunfa Mannequins. Inizialmente Bonaveri mette in mora la società cinese, rivendicando la proprietà intellettuale esclusiva dello Schlappi. Chunfa rinvia le accuse al mittente, sostenendo di aver sviluppato in proprio quel manichino che per puro caso somiglia a quello Bonaveri. Così, per dirimere la questione, la Bonaveri – attraverso lo studio legale GWA-Shanghai – procede davanti al Tribunale di Shanghai che chiede ai due contendenti di documentare l’intero processo creativo che ha portato alla progettazione, allo sviluppo e alla produzione del manichino. Mentre Bonaveri dà dimostrazione inconfutabile della paternità del manichino, del suo processo creative e produttivo, l’azienda cinese non riesce a portare al giudice alcuna prova, dovendo ammettere di avere copiato. Risultato: il 20 dicembre scorso, al termine di un breve dibattimento (la causa è durata sei mesi), il Tribunale di Shanghai ha ordinato a Chunfa di distruggere tutti gli stampi e tutti i manichini contraffatti in stock, e a pagare un risarcimento di 10 mila yuan (1.200 euro) per violazione del copyright detenuto dall’azienda italiana.
Nonostante il valore simbolico della sanzione, si tratta di una sentenza molto importante perché il giudice ha fatto valere chiaramente il diritto di copyright di una società straniera e perché ha imposto l’inversione dell’onere della prova sul contraffattore. L’altro aspetto interessante sotto il profilo giuridico cinese è che la Corte ha riconosciuto il valore dell’attività di ricerca e sviluppo svolta da Bonaveri per realizzare il suo manichino.
Osserva Giovanni Pisacane, avvocato dello studio GWA-Shanghai che ha assistito Bonaveri. La sentenza è un decreto non appellabile ed è una delle poche sentenze in materia che indica un’apertura dei giudici cinesi in materia di tutela della proprietà intellettuale. È una novità importante che potrebbe cambiare lo scenario per molte società estere che per anni sono state costrette a subire le numerose violazioni dei diritti d’ingegno su prodotti non coperti da marchio o da brevetto operate sistematicamente dai contraffattori cinesi. Per la Bonaveri la sentenza è motivo di grande soddisfazione, visto che i casi di contraffazione di suoi manichini sono purtroppo una cosa molto comune. La capacità di innovare e guidare il mercato portano spesso questi problemi. Da sempre l’azienda difende i propri diritti promuovendo azioni legali in tutti i mercati dove si verificano fatti analoghi.
Fondata nel 1950 a Cento, da Romano Bonaveri, la Bonaveri è oggi la più importante azienda del mondo nella produzione di manichini di alta qualità. L’aver saputo saldare l’eccellenza manifatturiera con una ricerca visionaria del senso della forma, ha consentito all’azienda di assistere ed avere influenza sulla nascita, definizione e affermazione dell’industria della moda, italiana e mondiale. Oggi Bonaveri produce circa 18/20 mila manichini l’anno, divisi nelle linee Bonaveri Artistic Mannequins e Schläppi che abbracciano l’intero genere merceologico. La sede è a Renazzo di Cento (FE), dove si coniugano automazione e artigianalità. La struttura distributiva conta uffici di rappresentanza a New York, Londra, Parigi, Dusseldorf, Amsterdam, Anversa, Zurigo, Atene, Singapore, Tokyo, Melbourne, Hong Kong e Shenzhen.