“La lotta è FICA”: la street art a Bologna è femminista
Bologna si sta riempiendo di street art femminista. Si tratta del nuovo progetto di public art di CHEAP Festival che si pone l'obiettivo di "Rappresentare il femminismo intersezionale, antirazzista, body e sex positive". Il progetto si chiama “La lotta è FICA” ed è caratterizzato da 25 poster realizzati da altrettante artiste e fissati sui muri della centralissima Via Indipendenza a Bologna.
CHEAP è il progetto di public art creato nel 2013 da sei donne a Bologna. “La lotta è FICA” si inserisce nel Festival ChEAP che ogni anno anima la città con temi sempre diversi. Il nuovo progetto è il primo intervento dal lockdown. Il tema è stato scelto per "sottolineare quanto il femminismo sia un’attività essenziale", spiegano le curatrici del progetto che hanno selezionato 25 artiste, tra illustratrici, grafiche, fotografe, perfomer, fumettiste, streetartist con le più diverse biografie e visioni, unite dalle prospettive del transfemminismo: "Nei poster sono rappresentate le lotte femministe che intersecano l'antirazzismo, trova fisicità lo sguardo queer sui generi, entrano i corpi delle donne, corpi trans e corpi eccentrici", spiega il collettivo di CHEAP.
Dopo i vari mesi di lockdown, CHEAP riparte dal femminismo. La scelta è sembrata di buon senso oggi più che mai mentre il mondo protesta per la morte di George Floyd e abbatte i simboli del privilegio maschile bianco e coloniale: "Esattamente come sta succedendo nel resto nel mondo: il dibattito vero dell’arte contemporanea oggi è attorno alla decolonizzazione come pratica artistica e riguarda tutte le figure coinvolte – artist, curatrici, musei, collezionisti, AD, critiche, scrittori". Tra i 25 poster realizzati ci sono alcuni che toccano i temi dell’antirazzismo e della prospettiva anticoloniale come quelli dell’illustratrice Rita Petruccioli, dell’artista argentina Mariana Chiesa, della visual designer Ilaria Grimaldi e della street artist americana The Unapologetically Brown Series; un poster realizzato dalle curatici del progetto riporta la frase "WE can’t breathe” in onore delle lotte di Black Lives Matter dopo l’omicidio di George Floyd; altri poster toccano il tema del nudo perché "Il problema non è il nudo, anche se sicuramente qualcuno darà segni di scompenso davanti a dei capezzoli ed utilizzerà la cosa strumentalmente. Il problema non è se ci svestiamo o se ci copriamo: lo dimostra il linciaggio mediatico a cui è stata sottoposta Aisha Romano dopo 18 mesi di sequestro. In Italia il problema sono le donne libere che si autodeterminano.”.