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Le Corbusier ritorna protagonista a Marsiglia

Marsiglia, Capitale 2013 della Cultura Europea, omaggia un mito dell’architettura con la mostra “Le Corbusier et la question du brutalisme”: 267 lavori tra sculture, disegni, quadri e più di 100 foto dei suoi edifici.
A cura di Clara Salzano
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"L'edifìcio che Le Corbusier erige a Marsiglia "l'Unité d'Habitation de grandeur conforme" è giunto, con la sua struttura in cemento armato, al suo fastigio. Questo di Marsiglia è l'avvenimento architettonico moderno oggi più importante nel mondo. (…) vero monumento nella storia dell'edilizia francese e nel complesso francese di realizzazioni destinate a risolvere, in quel Paese, il problema dell'abitazione." Con queste parole Gio Ponti accoglieva l'opera di Le Corbusier a Marsiglia nel 1950.

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A più di 60 anni di distanza, con un'importante mostra sul Brutalismo e la riapertura dell'Hangar J1 da cui, nel 1933, il piroscafo Patris II salpò per CIAM di Atene, Le Corbusier torna in uno dei luoghi della sua biografia e svela una storia che va oltre la costruzione dell'Unité d'Habitation. La mostra "Le Corbusier et òa question du brutalisme", visitabile fino al 22 dicembre 2013, è l'ultimo grande evento di Marsiglia Capitale Europea della Cultura 2013, che rende omaggio al genio dell'architetto-urbanista con oltre 250 opere.

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Con la costruzione della Cité Radieuse e con la sua nuova estetica, quella del brutalismo, Le Corbusier avviò un processo che coinvolgerà l'architettura e l’insieme delle arti plastiche. La mostra si concentra sulle diverse aree di ricerca artistica che interessarono Le Corbusier negli ultimi venti anni del suo lavoro, dal 1933 al 1965. Pezzi unici, dipinti, sculture, arazzi, litografie, smalti e immagini in movimento, illustrano la sintesi delle differenti ricerche plastiche che Corbu condusse. Per questa creazione onnicomprensiva Le Corbusier non è un semplice teorico del movimento modernista, ma un ideatori de progetti con una grande qualità estetica e un forte impatto sulla storia dell'architettura della seconda metà del 20° secolo.

Evitando con cura l’ordine cronologico a favore di un'esposizione tematica, i lavori del padre dell’urbanismo contemporaneo, che nella sua prolifica carriera disegnò 75 edifici in tre continenti, dialogano tra loro e con gli spazi aperti e semiaperti del magazzino affacciato sul mare, ricostruendo il rapporto tra Le Corbusier e la corrente del “beton brut” (da cui ‘brutalismo'). Nella prima sezione si risale alle origini di tale movimento esplorando il frutto dei viaggi compiuti dall’architetto-artista ad Algeri, il suo amore per il Mediterraneo e la scoperta delle arti primitive. Già allora era possibile evidenziare criteri della sua opera: volume, superficie, piano, materia e colore, che saranno approfonditi nella seconda parte dl percorso.

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La corrente del Brutalismo, in realtà, nacque in Inghilterra nel 1953 per iniziativa di Peter Smithson ma prende spunto dal "beton brut", il cemento a vista, che caratterizza il lavoro di Le Corbusier. "Rispetto ai suoi colleghi anglosassoni o giapponesi, Le Corbusier appare tuttavia un brutalista romantico – spiega Jacques Sbriglio, architetto e curatore della mostra – che non ha mai rinunciato all'idealismo e all'armonia delle forme pur nella volontà di conservare il razionalismo e la funzionalità dell'opera".

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Questa mostra su Le Corbusier, figura emblematica nella storia dell'urbanistica e dell'architettura di Marsiglia, all'Hangar J1 assume un doppio signifiato simbolico: da un lato per il rapporto con il mar Mediterraneo come “terra madre” di cui la totalità dell’opera di Le Corbusier porta traccia, e dall’altro per la presenza nel suo immaginario dell’universo delle grandi barche di cui l’Unité d'Habitation a Marsiglia è testimone.

L’ambiente di soggiorno e pranzo dell’alloggio tipo, con la balconata in facciata. Unitè d'Habitation. Marsiglia
L’ambiente di soggiorno e pranzo dell’alloggio tipo, con la balconata in facciata. Unitè d'Habitation. Marsiglia

In questo percorso tematico, che si conclude con la presentazione del Poème életronique e del Padiglione Philips di Bruxelles, una delle prime opere ‘multimediali' della storia dell'architettura, è evidente come Le Corbusier prendesse le distanze da ogni atteggiamento accademico: la forma è qui usata come strumento critico per inventare una nuova scrittura che verrà apppunto indicata come Brutalismo. Questo nuovo orientamento associava all'architettura il complesso delle arti maggiori: pittura, scultura, musica, fotografia e cinema.

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