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L’importanza di Vittorio Gregotti per l’architettura italiana del Novecento

Con oltre 60 anni di attività e circa 1600 progetti realizzati durante la sua carriera, Vittorio Gregotti è stato uno dei più importanti architetti del Novecento in Italia e nel mondo. Urbanista di fama internazionale, è morto all’età di 92 anni lasciando un eredità architettonica dall’Italia al Portogallo fino alla Cina.
A cura di Clara Salzano
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Vittorio Gregotti - nella sua abitazione in via Matteo Bandello 20 nella foto: Photo Nicola Vaglia/ LaPresse
Vittorio Gregotti – nella sua abitazione in via Matteo Bandello 20 nella foto: Photo Nicola Vaglia/ LaPresse

La notizia della scomparsa dell'architetto Vittorio Gregotti ha reso questa domenica di quarantena da Condi-19 ancora più ovattata e silenziosa di quello che sarebbe potuta essere. Ci lascia uno dei più importanti architetti, urbanisti e teorici dell'architettura italiana del Novecento. Prossimo ai 93 anni, l'architetto Vittorio Gregotti è una delle vittime eccellenti del Coronavirus. Con oltre 60 anni di attività e circa 1600 progetti realizzati durante la sua carriera in tutto il mondo, dall'Italia al Portogallo fino alla Cina, il decano degli architetti italiani ha segnato l'architettura internazionale con la sua visione. Ancora oggi, il progetto della trasformazione dell'area Pirelli Bicocca a Milano e il quartiere Zen a Palermo sono progetti analizzati e discussi nella storia dell'architettura contemporanea.

Allievo di Walter Gropuis, Vittorio Gregotti era uno degli ultimi grandi eredi della lezione di Ernesto Nathan Rogers "Dal cucchiaio alla città". Fondamentali per diverse generazioni di architetti sono state le sue lezioni e i suoi scritti sul ruolo dell'architettura e dell'urbanistica: "L'architetto non rivoluzionerà mai la società, ma l'architettura sì.", sosteneva Gregotti nel suo saggio "Il territorio dell'architettura", perché solo l'architettura è in grado di rivelare i luoghi e dar loro significato. Perché compito dell'architettura è di produrre un'ipotesi di ordine. Significativo è il suo concetto di "tipo" che simboleggia il modello base a cui rifarsi per una classificazione architettonica da seguire per una buona progettazione e la sua visione del ruolo dell'architetto come plasmatore della realtà fisica.

Nato a Novara nel 1927, Vittorio Gregotti inizia a muovere i suoi primi passi a Parigi nel 1947, nello studio di Claude e Auguste Perret. Dopo la laurea al Politecnico di Milano, inizia a lavorare presso lo studio BBPR sotto la guida di Ernesto Nathan Rogers. Nel corso della sua lunga carriera ha conosciuto alcuni dei più importanti Maestri dell'architettura del Novecento come Ludwig Mies van der Rohe, Frank Lloyd Wright, Le Corbusier, Ove Arup e Aldo Loris Rossi con cui collabora alla storica rivista Casabella, di cui diventerà direttore nel 1982 e 1996. Il suo lavoro si inserisce inizialmente in quei movimenti come il Neoliberty nati proprio come reazione al Movimento Moderno Europeo e alla sua versione italiana di Razionalismo. Architetto, progettista, saggista, designer, Professore, Vittorio Gregotti ha realizzato progetti in tutto il mondo fino ai suoi ultimi lavori in Africa e in Cina dove ha potuto mettere in pratica le sue teorie sulla rifondazione urbana costruendo la nuova città di Pujiang, vicino a Shanghai.

I progetti di Vittorio Gregotti hanno segnato la storia dell'architettura e dell'urbanistica del Novecento. Spesso il suo nome è associato al controverso progetto del quartiere Zen (Zona espansione nord) di Palermo, troppe volte criticato come artefice del degrado economico e sociale della zona. A tal proposito Gregotti diceva: "È la mia battaglia persa contro la società locale così com'era" e tutto lo sforzo fatto per dotare lo Zen di infrastrutture, attività e spazi collettivi "è stato messo da parte in modo volontario". Eppure l'importanza del ruolo di architetto di Vittorio Gregotti va ben oltre quelle critiche e posizioni: tra i suoi progetti più importanti e riusciti ricordiamo la trasformazione dell'area Pirelli Bicocca a Milano l'innovativo "nucleo" per la Bicocca, le università di Firenze e della Calabria, i complessi residenziali di Berlino, le abitazioni a Cannareggio a Venezia, il Centro Culturale di Belém a Lisbona e il progetto degli Arcimboldi, gli stadi di Barcellona, Genova, Agadir e Marrakech.

In occasione dei suoi 90 anni, Fanpage.it ha raccolto una rara intervista di Vittorio Gregotti, nella sua casa milanese. Architetto, urbanista, intellettuale, Professore e direttore di storiche riviste come "Casabella", accoglieva le nostre telecamere per fare una summa del suo lavoro e del suo ruolo nella realtà architettonica, passata e presente. In quell'occasione, l'architetto Gregotti aveva da poco deciso di ritirarsi e chiudere il suo studio di architettura dopo 43 anni di attività una vita dedicata a quella che lui definisce l'Arte tra le arti. Con la grande lucidità e criticità della realtà che lo ha sempre contraddistinto, l'intervista a Vittorio Gregotti si è rivelata una conversazione costruttiva e profonda con uno degli intellettuali più incisivi della cultura italiana del XX secolo e sulla sua visione del futuro:

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