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Non me la racconti giusta: la street art nelle carceri italiane

“Non me la racconti giusta” è un progetto di arte urbana che coinvolge i detenuti delle carceri italiane e trasforma luoghi problematici della società in gallerie d’arte a cielo aperto, da scoprire.
A cura di Clara Salzano
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"L’arte deve risvegliare dal tepore i cuori addormentati", sostiene Gillo Dorfles. E "Non me la racconti giusta" è un progetto di arte urbana all'interno delle carceri italiane che ha appunto l'obiettivo di aprire una finestra e far conoscere alla società la realtà dei detenuti. Perché gli artisti del progetto sono appunto i detenuti, nella speranza di eliminare quei pregiudizi che caratterizzano le carceri.

Se nella prigione di Halden in Norvegia (il miglior carcere al mondo), i detenuti possono cucinare, giocare a videogiochi, allenarsi e dormire su letti morbidi e confortevoli, la situazioni delle carceri italiane è decisamente più difficile. Il progetto "Non me la racconti giusta" giunge, per la sua terza tappa dopo Ariano Irpino e Sant'Angelo dei Lombardi, nella Casa circondariale di Rimini. Qui alcuni detenuti (le detenute transessuali della Sezione Vega e gli ospiti della Sezione Andromeda, sezione speciale per la riabilitazione di detenuti con problemi di tossicodipendenza) sono stati coinvolti nella realizzazione di un'intervento di arte urbana sulle pareti delle carceri.

"Non me la racconti giusta" è un progetto nato nel 2016, grazie alla collaborazione tra il magazine di arte e cultura contemporanea ziguline, gli artisti Collettivo Fx e Nemo's, e il fotografo e videomaker Antonio Sena. Il NMLRG nella Casa circondariale di Rimini si è svolto, in collaborazione con l'Associazione Il Palloncino rosso, dal 26 giugno al 1 luglio 2017: il progetto si è concluso con la creazione di due grandi murales, uno nell'aula della scuola della Casa circondariale, l'altro all'interno all'interno dello spazio comune della sezione.

Il carcere come luogo rieducativo e non solo punitivo, è questo lo scopo di NMLRG: smuovere l'opinione pubblica su un tema relegato ai margini della società. I detenuti della Casa circondariale di Rimini hanno partecipato in prima persona alla elaborazione e realizzazione dei murales. "L'Angelo incarnato" di Michelangelo è il soggetto scelto nella Sezione Vega. Le due detenute transessuali, Martina e Antonella, hanno fatto conoscere la loro difficile situazione di sentirsi donna all'interno di un corpo maschile, perché il carcere italiano non è affatto preparato alle esigenze della comunità transessuale. "L'Angelo incarnato" raffigura un ermafrodita, un personaggio dalla sessualità ambigua (vista la compresenza di un pene in erezione e di un torso femminile con il seno in evidenza). Il parallelo tra "L'Angelo incarnato" di Michelangelo e le detenute della Sezione Vega è sembrato calzante.

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La Sezione Andromeda è una sezione speciale della Casa circondariale di Rimini, ovvero quella che ospita detenuti tossicodipendenti in fase di riabilitazione ed è situata al di fuori delle mura di cinta del carcere. I detenuti Giuseppe, Angelo, Denny, Vittorio, Antonio, Federico, “Volpi”, Jimmy, Salvatore e Carlo hanno lavorato con Nemo’s, Collettivo Fx e Mozone alla rappresentazione del mito di Andromeda. Nella storia di Andromeda, i detenuti hanno una metafora della loro condizione nel carcere: "entrambi finiti nei guai per un “errore”, entrambi in attesa di un aiuto". Il murale dai toni decisamente pop è stato realizzato all'interno della sezione con la collaborazione dell'artista riminese Filippo Mozone. Il progetto "Non me la racconti giusta" continuerà nei prossimi mesi a Palermo e Napoli.

NLRG ha sconvolto la quotidianità dei detenuti con un progetto culturale, li ha coinvolti attivamente nelle decisioni, ha offerto spunti di riflessione e stimoli, ha raccolto testimonianze, sia da parte loro che del personale del carcere, evidenziando anche questa volta enormi difficoltà nella gestione di un luogo così lontano e così vicino al mondo esterno.
Attualmente il carcere è un argomento relegato ai margini del dibattito sociale e il fine ultimo che si propone questo progetto è coinvolgere attivamente l’opinione pubblica per superare i pregiudizi e capire insieme come questo luogo-non-luogo possa assolvere alla sua funzione riabilitativa e non meramente punitiva.

NLRG

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