Il borgo fatto di grotte scavate nella roccia e immerse nella natura del Sud Italia
"La Basilicata esiste, è un po' come il concetto di Dio, ci credi o non ci credi.", diceva Rocco Papaleo nel ruolo di Nicola Palmieri nel film "Basilicata Coast To Coast" del 2010. Ed effettivamente la Basilicata è una regione che pochi hanno esplorato eppure è ricca di meraviglia da scoprire, al di là dei Sassi di Matera e del Volo dell'Angelo nelle Dolomiti Lucane. Non tutti forse sanno, infatti, che in Basilicata esiste un piccolo borgo fatto di grotte scavate nella roccia e immerse nella natura più rigogliosa. Si tratta del Parco dei Palmenti di Pietragalla, caratterizzato da una serie di strutture del XIX secolo edificate per la vinificazione e dette, appunto, palmenti.
I Palmenti di Pietragalla si mostrano in tutto il loro autentico splendore a chi percorre la strada 169, venendo dal paese di Pietragalla, in provincia di Potenza, in Basilicata, e superati i tornanti del “Poggio”. Si trovano circa 200 palmenti ubicati su un declivio di circa due ettari. La vista dalle pendici del paese dei tipici palmenti è mozzafiato. Sembra che il tempo qui si sia fermato in un'epoca bucolica e rurale. I Palmenti sono un complesso di “grotte” di architettura rurale, costruite dai vignaiuoli pietragallesi nella prima metà del XIX secolo. Oggi al loro interno sono ancora visibili gli ambienti nei quali avveniva la vinificazione prima di trasportare il vino nelle cantine. Queste strutture pittoresche sorgono proprio nel centro storico del paese e sono una testimonianza unica delle tradizioni vinificatorie e dei saperi rurali d'Italia.
Simili a grotte scavate nella roccia e immerse nel verde della Basilicata, i Palmenti erano usate per la pigiatura delle uve e la fermentazione del mosto fino alla fine degli anni Sessanta. Ancora oggi alcune famiglie vinificano nelle vasche scavate nel tufo salvate dall'aggressione del tempo. In genere ogni palmento è caratterizzato al suo interno da due o quattro vasche mentre sopra il varco di accesso alla grotta si trovava una feritoia per la fuoriuscita dell’anidride carbonica. Il vino veniva lasciato a fermentare qui per 15/20 giorni per poi essere spillato e messo in barili e depositato poi in botti in legno artigianali posizionate nelle cantine del centro storico del paese. Questo insediamento produttivo di tipo rurale ancora oggi domina la valle che collega Pietragalla a Oppido Lucano ed Acerenza, dando vita ad un contesto ambientale e paesaggistico circostante davvero spettacolare.