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Una teleferica a Roma

Simone Lanaro e Francesco Napolitano vorrebbero realizzare questo progetto, ambizioso ed interessante per facilitare la viabilità in alcuni quartieri romani, rispettando il paesaggio e la natura.
A cura di Valentina Pepe
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Il Ponte della Musica collega l’asse della cultura (via Guido Reni) all’asse dello sport (via delle Olimpiadi): in poche parole serve a connettere il quartiere Flaminio al Foro Italico. Eppure il ponte è rimasto sostanzialmente inutilizzato per una semplice ragione: nell’intersezione tra i due assi non c’é nulla, anzi, c’è solo la bellissima Casa della Scherma di Luigi Moretti, che però purtroppo giace in uno stato di rovina, fatiscenza e incuria che grida vendetta, ma questa è un’altra storia. Il ponte è vuoto perché non esiste una vera ragione per attraversarlo. Quella che vogliamo descrivere è un’idea per dare un vero significato al ponte e per risolvere contemporaneamente una parte dei problemi di mobilità dei quartieri Flaminio e Trionfale: il nostro progetto consiste in una teleferica che dalle pendici di Monte Mario sale in direzione assiale rispetto al Ponte della Musica, fino ad arrivare quasi alla sommità del parco di Monte Mario stesso.

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La teleferica è un’infrastruttura usatissima in ambito urbano, basti pensare alla Teleferica di Montjuic a Barcellona, o a quella di Lisbona, quella di Rio de Janeiro o alla recentissima Cable Car di Londra, costruita in occasione delle Olimpiadi: ebbene la Teleferica di Monte Mario, diversamente da queste ultime, coprirebbe un percorso molto più breve (solo 320 m) e un dislivello meno alto (solo 116 m) ma risolverebbe forse un numero maggiore di problemi. Gli abitanti del quartiere Flaminio infatti la utilizzerebbero per accedere al parco di Monte Mario, che è ad oggi inaccessibile perché la salita fino alla sommità è sfiancante. I cittadini avrebbero quindi una vera ragione per percorrere il Ponte della Musica e cioè utilizzare un parco urbano naturalisticamente bellissimo, per il quale il Comune spende parecchi soldi in manutenzione, e che purtroppo è deserto. Inoltre, salendo in direzione assiale rispetto al ponte (come se fosse un suo prolungamento) la teleferica porterebbe a compimento l’asse visivo tra Monte Mario e la croce di Villa Glori, asse che è ad oggi invisibile, perché l’accesso al Parco di Monte Mario in quel punto è molto difficoltoso.

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Ma c’è di più: tutti gli abitanti del quartiere Trionfale potrebbero finalmente andare a piedi da casa allo Stadio Olimpico, allo stadio del Tennis, al Foro Italico, al circolo del Tennis, al Coni e, utilizzando il Ponte della Musica, al Teatro Olimpico, al MAXXI, allo stadio Flaminio, al Palazzetto dello Sport e all’Auditorium. Oggi proprio quei cittadini per raggiungere questi luoghi devono prendere la macchina e aggirare il dislivello di Monte Mario, perdendo il loro tempo intrappolati nel traffico; se invece decidessero di andare al Maxxi con i mezzi pubblici, impiegherebbero quasi due ore prendendo prima un autobus, poi la metro ed infine il tram. 

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Come le cabinovie sciistiche, questa teleferica è munita di una stazione di partenza, di due piloni e di una stazione di arrivo. L’idea è quella di sistemare la stazione di partenza sulla fascia di terreno inutilizzato che separa via dei Gladiatori da via dello Stadio Olimpico senza abbattere alcun pino. L’architettura della stazione di partenza si basa su una semplice strategia: deve consentire una partenza molto ripida delle cabine, in modo da non interferire con il traffico veicolare su via dello Stadio Olimpico. Proprio per questa ragione il primo pilone è sistemato nella fascia di terra che divide via dello Stadio Olimpico da via di Villa Madama. Grazie all’utilizzo dei due piloni non è necessario abbattere le alberature presenti sul percorso delle cabine. Si è pensato di sistemare la stazione di arrivo in una radura pressoché priva di vegetazione che giace quasi alla sommità del monte. La stazione di arrivo, come quella di partenza, non implica l’abbattimento di alberature esistenti, ma differisce da quest’ultima in termini architettonici: presuppone infatti l’intersezione della stazione vera e propria con un piccolo edificio lineare ad un piano che può contenere svariate funzioni, ad esempio di tipo ricreativo.

LAD (Laboratorio di Architettura e Design) è uno studio di Architettura fondato a Roma nel 2006 da Simone Lanaro e Francesco Napolitano. L’attività professionale investe tutti i settori relativi alla progettazione architettonica a tutti i livelli, il design industriale e degli interni, comprendendo anche: l’ideazione, gli studi di fattibilità ed i piani di investimento, la direzione dei lavori ed il supporto tecnico nelle fasi di realizzazione. L’obiettivo costante dello studio è la ricerca di una elevata qualità nella progettazione a tutte le scale, finalizzata a trovare il giusto equilibrio tra la realizzazione ed il piano economico di investimento. L’esperienza legata alla progettazione e alla successiva costruzione di vari edifici di elevata qualità architettonica consente allo studio di unire un profondo valore concettuale nell’ideazione dell’architettura ad una grande sapienza tecnica nella sua realizzazione. Le opere dello studio sono pubblicate in alcune delle maggiori riviste italiane dedicate all’architettura.

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