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Ai Weiwei protagonista alla Biennale di Venezia con la sua arte che parla di politica e memoria

Lo Zuecca Project Space presenta, per la 55° Biennale d’Arte di Venezia, due opere dell’artista cinese, la mostra è curata da Maurizio Bortolotti.
A cura di Valentina Pepe
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Ai Weiwei è un'artista completo, rimpiange di non saper scrivere pur avendo avuto un padre poeta, ma disegna e si esprime in un percorso d'arte totale ed affascinante, come la sua vita. Probabilmente è l'artista e il critico più popolare della Cina. Diventato famoso a livello internazionale, quando ha collaborato con Herzog & de Meuron alla progettazione di "Nido d'uccello" di Pechino Stadio Olimpico, nel 2008. Lo scorso anno è stato protagonista della rassegna Arte Cinema al Teatro San Carlo di Napoli, dove il regista Mattehew Springford, ha parlato della sua vita e del suo percorso artistico in un documentario, profondo ed emozionante. L'artista è noto per il suo attivismo politico e parla contro violazioni dei diritti umani nel suo paese e la favore della libertà di espressione. Per questa 55 edizione della Biennale di Venezia l’artista ha esposto due importanti lavori in due diversi luoghi della laguna: la famosa installazione Straight, (costituita da un insieme di barre di acciaio, recuperate dalle macerie, che armavano le strutture portanti delle scuole distrutte dal terremoto che colpì la regione del Sichuan) presentata per la prima volta presso lo Hirshhorn Museum and Sculpture Garden a Washington DC, ora riproposta alla Giudecca nello Zuecca Project Space per la cura di Maurizio Bortolotti, e S.A.C.R.E.D, ora nella chiesa di Sant’Antonin a pochi passi dalla Riva degli Schiavoni.

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Ha esposto le sue opere in tanti paesi e inoltre ha costantemente esortato le autorità per le riforme. Nel mese di aprile 2011, ad Hong Kong, è stato arrestato e in seguito indagato per reati economici. Imprigionato per 81 giorni in una cella di isolamento dove era guardato a vista 24 ore al giorno da due guardie. Dopo questi tremendi e lunghi giorni di detenzione Ai Weiwei è stato liberato a condizione che evitasse di parlare in pubblico. Lo scorso 3 aprile è stato poinfermato dalla polizia cinese e picchiato senza alcuna spiegazione. Ma Ai Weiwei, non siè mai fermaato ed ha provato ad esprimersi con le sue opere e con progetti fotografici, tra questi ricordiamo quello composto nel 1995 nel quale dissacrava la Casa Bianca fotografandola sullo sfondo del suo dito medio. La fotografia della Casa Bianca è una delle immagini della serie "Study of Perspective", iniziata immortalando l'irriverente gesto davanti alla Torre Eiffel e poi di fronte ad alcuni dei maggiori spazi e monumenti del mondo, dal Reichstag a piazza Tiananamen, fino al Louvre, guardando la Monna Lisa. In questo modo Ai Weiwei affermava la sua distanza, quella di ogni individuo, dai simboli nazionali del potere e della cultura.

“Faccio fotografie tutti i giorni, per me è come disegnare. È un esercizio di osservazione e registrazione della realtà cercando di non utilizzare le mani, ma piuttosto la visione e il pensiero”

Uno spazio importante occupano altri lavori legati al progetto per ricordare e provare ad identificare migliaia di bambini morti sotto le macerie del terremoto nel 2008 nella regione dello Sichuan, come l'opera esposta quest'anno a Venezia. Subito dopo quel tragico avvenimento, l'artista compose un'istallazione sulla facciata dell'Hause der Kunst di Monaco,Remembering con 9000 zainetti colorati, un macabro simbolo che ricorda la morte dei bambini nel sisma. Gli zaini colorati delle piccole vittime formavano la frase pronunciata da una madre quando comprese che la sua bambina non sarebbe più tornata a casa "Ha vissuto sette anni felice in questo mondo". Questo è stato il tema che ha definitivamente segnato l'impegno politico di Ai Weiwei, che ha denunciato il governo cinese di aver coperto la vicenda per nascondere le proprie colpe. Questo è il tema che lo accompagna anche in questa esposizione internazionale.

Biografia: Ai Weiwei. – Artista cinese (n. Pechino 1957). Figlio del poeta Ai Qing, nel 1978 si è iscritto alla Film Academy di Pechino e ha fondato il gruppo di avanguardia Stars. Nel 1982 si è trasferito a New York, dove ha frequentato la Parsons school of design e acquisito notorietà come artista concettuale. Nel 1993 è tornato in Cina per assistere il padre malato e ha introdotto nel paese le esperienze artistiche newyorchesi; ha pubblicato tre opere riguardanti la nuova generazione di artisti cinesi: Black cover book (1994), White cover book (1995) e Grey cover book (1997). Nel 2000 ha fondato lo studio di architettura FAKE Design e nel 2003, insieme a Herzog & de Meuron, è stato consulente artistico della progettazione dello stadio nazionale olimpico di Pechino, noto come Nido d’uccello. Le sue installazioni artistiche sono state esposte nei principali musei d’arte contemporanea del mondo. Dopo aver espresso sul suo blog frequenti critiche contro il governo cinese, che ha accusato di corruzione e dispotismo, il 2 aprile 2011 è stato arrestato dalla polizia cinese per evasione fiscale ed è stato rilasciato su cauzione il successivo 22 giugno e costretto agli arresti domiciliari. Nei mesi successivi, attraverso Twitter, è tornato a criticare il regime cinese, denunciando le torture inflitte a un suo collaboratore e sollecitando l'impegno a favore di alcuni dissidenti e attivisti per i diritti umani che ancora si trovano incarcerati. A luglio del 2012 è stato respinto in appello il ricorso dell'artista contro l'accusa di evasione fiscale, per il quale gli era stata comminata una multa di due milioni di euro. Tra le principali mostre che hanno ricostruito il diversificato percorso artistico di A.W. occorre citare Interlacing (Parigi, Jeu de Paume), la più ampia esposizione di video e foto mai dedicata all'artista, e la personale According to what? (Washington, Hirshhorn Museum), entrambe del 2012. Del 2012 è anche il film-documentario di A. Klayman Ai Weiwei: never sorry, racconto per immagini di un artista che ha saputo abbattere i confini tra arte e politica.

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