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Crollo ponte Morandi a Genova

Crollo Ponte Genova, cos’è un ponte strallato e quando può crollare

Il 14 agosto 2018 è crollato il ponte autostradale Morandi di Genova aprendo una serie di interrogativi tecnici, politici ed etici sulle cause, gli effetti e le responsabilità del crollo. Proviamo a fornire alcune spiegazioni specialistiche su questa drammatica vicenda che ha investito Genova e l’Italia intera.
A cura di Clara Salzano
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La mattina del 14 agosto 2018 l'Italia è stata tragicamente sorpresa dal crollo del viadotto Polcevera, noto anche come ponte Morandi, dal nome dell'ingegner Riccardo Morandi che lo ha progettato fra il 1963 e il 1967. Il drammatico evento ha causato la morte di 43 persone e ancora oggi sono in fase di svolgimento le indagini per accertare le cause e le responsabilità del crollo parziale del viadotto. Una risposta certa e univoca sul perché abbia ceduto un pezzo del ponte Morandi ancora non è stata fornita. C'è chi parla di usura dei materiali; chi di un evento traumatico come un fulmine o del crollo del manto stradale, a causa dei carichi eccessivi, che avrebbe provocato la rottura dei tiranti. Nell'attesa che risposte definitive vengano fornite proviamo a capire meglio come era fatto il Ponte Morandi e perché sia potuto crollare.

Il Ponte Morandi

Il viadotto Polcevera, noto anche come ponte Morandi, è un ponte strallato, così chiamato perché caratterizzato da una serie di cavi, detti appunto "stralli", che, fissati a piloni di sostegno, reggono l'intero impalcato sospeso. I ponti strallati vengono usati soprattutto quando bisogna coprire grandi luci e sopportare carichi pesanti perché hanno un comportamento statico, simile a quello delle travi reticolari, con sforzi assiali nelle membrature della struttura. È il sistema di strallatura che determina la deformabilità del ponte, a differenza dei ponti sospesi classici che insistono sulla rigidezza dell'impalcato. Gli stralli sono generalmente tiranti in acciaio che vengono ancorati a piloni, o antenne, e impalcato in calcestruzzo armato o calcestruzzo-acciaio.

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Il viadotto Polcevera fu realizzato dall'Ingegnere Morandi in cemento armato precompresso. La struttura, inedita per l'epoca a livello mondiale, permise di creare un ponte lunga 1.182 metri, largo 18 metri, e alto 45 metri dalla strada. Il sistema di strallatura di base si fondava su tre cavalletti principali ognuno dei quali doveva reggere quattro stralli in calcestruzzo precompresso. I cavalletti erano stati ideati come due V rovesciate in modo da far sospendere la trave strallata ad una delle due, mentre l'altra reggeva i tiranti superiori. Il ponte Morandi, seppur considerato un capolavoro d'ingegneria, da subito manifestò alcune problematiche dovute agli effetti della salsedine e dell'inquinamento sui materiali strutturali, soprattutto sugli stralli realizzati in cemento armato precompresso piuttosto che in acciaio. Già nel 1979 l'ingegner Riccardo Morandi lanciava un allarme corrosione e la necessità di costante manutenzione.

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Le cause del crollo

In questi giorni una Commissione ispettiva del Mit, presieduta dall'Arch. Roberto Ferrazza, sta svolgendo una serie di sopralluoghi sulle macerie del viadotto Polcevera per accertare le cause del crollo del ponte di Genova. Una risposta e spiegazione definitiva sui motivi del crollo ancora non sono state fornite, ma per rendere più comprensibile l'accaduto riportiamo le parole scritte dall'Ingegnere Edoardo Cosenza, Componente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, massimo organismo tecnico del MIT, sul suo profilo Facebook:

Non c'è dubbio che la crisi di uno strallo porta rapidamente al collasso dell'intero cavalletto e delle campate adiacenti. Il sistema nasce per essere fortemente compresso dagli stralli, una elevatissima compressione quasi centrata che fa lavorare in condizioni ottimali il calcestruzzo. Le piccole eccentricità che nascono per non simmetrie di carico o di altro, non credo che portino in trazione il calcestruzzo, nelle condizioni di progetto. Ovviamente la soletta da ponte invece è inflessa e perciò è stata precompressa.

Con questo comportamento, praticamente pendolare, il collasso di uno o più stralli porta ad una rottura complessiva rapidissima. Nessun elemento è in grado di portare le enormi flessioni ed a catena, in frazioni temporali rapidissime, cede tutto. Con termini più mderni si direbbe che è una delle tante strutture "fragili" esistenti al Mondo, o con terminologia ancora più recente, "Poco Robusta".

Tre nuovi video forniti dalla Procura di Genova proveranno a fare maggiore luce sull'accaduto. Un verbale fatto emergere da L'Espresso ha rivelato che già a febbraio 2018 Autostrade per l'Italia, Ministero delle Infrastrutture, Direzione generale di vigilanza e Provveditorato opere pubbliche sapevano di un degrado avanzato degli stralli all'altezza del pilone 9 (quello crollato) e 10 del Viadotto Polcevera. Secondo la Commissione ispettiva la rottura dello strallo del Ponte Morandi non è l'unica causa del crollo del viadotto. Per l'Ing. Cosenza il cedimento dello strallo è paragonabile ad un arresto cardiaco:

Ma il ponte è deceduto per arresto cardiaco? … È chiaro che se c'è arresto cardiaco il paziente muore, ma perché c'è stato l'arresto?
Cioè tornando ai termini ingegneristici, perché ha ceduto uno o più stralli? E il cedimento è una causa o un effetto?
E quí viene la parte che merita silenzio. Perché può esserci stata corrosione degli stralli non prevista e non vista; oppure tensioni negli stralli da fatica ciclica troppo elevata; oppure cedimento improvviso del vincolo fra strallo e soletta; oppure vibrazioni da vento e pioggia (addirittura qualcuno ha parlato di fulmine) che hanno portato a sollecitazioni negli stralli assolutamente anomale; oppure ci sono stati cedimenti improvvise delle campate appoggiate sulle selle che hanno portato ad azioni flessionali dinamiche inaccettabili sul sistema strallato; oppure una combinazione delle cose che ho enunciato; oppure tanto altro ancora che adesso non mi viene in mente …
E perciò il silenzio. Solo analisi approfondite e complessive su: progetto eseguito, filmati disponibili, parti strutturali rimaste, materiali nello stato di vecchiaia attuale, condizioni di pioggia e di vento prima del crollo, magari prove su modelli, ecc ecc potranno far arrivare alle necessarie conclusioni. Che dovranno essere affidabili e che non dovranno lasciare dubbi. Nessuno, dico nessuno, ha il diritto di avanzare ipotesi senza questi studi.
Nel rispetto delle povere vittime incolpevoli ed inconsapevoli e dei loro familiari di questa grande tragedia nazionale.

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