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Dismaland: il parco divertimenti di Banksy diventa un campo per i rifugiati

Il parco giochi di Banksy si trasferisce a Calais dove si trasforma da Dismaland a Dismal Aid per aiutare i profughi rifugiati.
A cura di Clara Salzano
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È stato un evento senza precedenti quello che è riuscito ad organizzare Banksy a Weston-Super-Mare, una località balneare vicino a Bristol, nel Regno Unito: un parco giochi da incubo che ha funzionato dal 22 agosto al 27 settembre 2015 richiamando migliaia di persone da ogni parte del mondo, appassionati d'arte e curiosi. Definito dallo stesso street artist come un Parco di Disorientamento ("Bemusement Park" da "amusement" che in inglese significa divertimento), Dismaland è stato il luogo dove le favole si sono trasformate in incubi e le immagini patinate dei tradizionali parchi divertimento in stile Disney si vestono di ironia e realismo puntando il dito contro le contraddizioni più evidenti del nostro tempo. 4000 spettatori al giorno si sono ritrovati all'interno di questo ironico parco giochi, che strizza l'occhio al più famoso Disneyland. E ora che il parco è stato chiuso a lungo ci si è domandati che fine facesse tutta l'attrezzatura: poche settimane fa lo stesso banksy aveva pubblicato la notizia di trasferimento in blocco di Dismaland a Calais, in Francia. Secondo quanto raccolto da Mashable qualche giorno fa tutte le attrazioni del parco sarebbero state smontate ed inviate al The Jungle, il campo profughi di Calais che in questo periodo di emergenza raccoglie circa 5000 rifugiati.

La scritta Dismaland diventa Dismal Aid ("Triste Aiuto" in italiano), è questo l'indizio che avrebbe convinto molti dell'effettivo trasferimento del parco giochi di Banksy a Calais. Nessuna conferma certa è giunta da parte dell'artista inglese ma le persone del posto, durante la fase di montaggio del campo per i rifugiati, hanno dichiarato di aver riconosciuto l'accento inglese delle persone che lavoravano all'installazione delle abitazioni. Non sono case enormi ma calde ed asciutte e a chi fa domande sull'identità dei benefattori che giorni fa si sono recati sul posto per montare le strutture di accoglienza una donna risponde: "Non mi interessa chi fossero, hanno fatto del bene. Sono stati assolutamente fantastici".

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