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Houseago, nella capitale con le sue sculture tragiche e gloriose

Fino al 7 luglio alla Galleria Borghese, la mostra delle opere di questo artista olandese che in modo naturale e composto assembla e scompone la figura umana in un tripudio di forme plasmate e postmoderne, per farci riflettere e sulla crisi e sulle sue possibilità di sopravvivenza.
A cura di Valentina Pepe
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La mostra, promossa dalla Soprintendenza Speciale per il Polo Museale di Roma guidata da Daniela Porro e dalla Direttrice della Galleria Borghese Anna Coliva, è nata dalla collaborazione con la Gagosian Gallery. Figure monumentali eppure fragili dell'artista olandese che eseguono gesti semplici e antichi: ripetono l'andare della Nike di Samotracia o l'immobilità di una Kore greca. Le opere realizzate da Thomas Houseago per la mostra "Striding Figure / Standing Figure" che è ospitata all'Uccelliera della Galleria Borghese, sono così come sospese ad un pendolo tra la tradizione ed il progresso. In attesa che il 4 giugno lo stesso l'artista apra alla galleria Gagosian di via Francesco Crispi 16 (fino al 26 luglio) un'altra personale esplicitamente dedicata alla città che lo ospita per la prima volta: "Roman Figure". Eppure non c’è nulla di sofisticatamente tecnologico nei materiali usati dall’artista inglese, che anzi utilizza materie povere come gesso, argilla, canapa e supporti di ferro per la struttura. Il bianco delle sculture fa quasi la parodia al bianco marmoreo ma anche a quello delle ossa umane.

“ C’è un’incredibile conversazione fra gli ideali classici, in architettura, pittura e scultura. ”
Houseago

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Due esposizioni coordinate nel segno di un lavoro radicato nella storia dell'arte e nelle origini della scultura, rivendicandone la manualità, ecco la sua salutare dichiarazione di poetica:

 Volevo liberarmi del readymade e capire come mi mostrassi e reagissi al mondo e voglio che le mie sculture facciano riflettere sul corpo umano blindato, svanito e ferito!

Nato a Leeds nel 1972, Houseago ha studiato in patria e quindi ad Amsterdam. Si è formato sui rigori dell'arte europea dei padri. E poi si è spostato al sole della California, dove vive (nel 2010 ha partecipato alla Biennale del Whitney Museum of American Art). Le sculture esposte, grazie alla collaborazione con Gagosian, nella seicentesca Uccelleria, si aprono al confronto con gli antichi maestri ("Nella Galleria Borghese c'è un'incredibile conversazione degli ideali classici" annota l'artista). Houseago evita, tuttavia, un approccio mimetico con la solidità della plastica del ‘600. Il gesso è quello accademico dei calchi, ma l'unità della forma è continuamente infranta da supporti interni in ferro. I corpi citano gli studi anatomici, però le membra sono sempre in bilico tra una scheletrica natura e la surrealtà. Il suo mix di arte alta e popolare trova, infine, nelle sette maschere esposte, accanto a due sculture, da Gagosian, una efficace sintesi tra gli idoli africani mediati da Picasso e i profili dei cartoon. Nel segno di un eterno memento mori.

Sono sempre più affascinato dalla rappresentazione della figura come le differenti tradizioni, tecniche e ideali, siano interpretate, rielaborate e trasmesse – e cerco di sviluppare un dialogo storico-artistico su di essa, la sua rappresentazione, e la potenziale energia o verità che può essere compresa ai nostri tempi. Nella Galleria Borghese c’è un’incredibile conversazione tra gli ideali classici, di architettura, pittura e scultura.

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