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Italia, architetti a rischio povertà: reddito crollato del 40% in cinque anni

Secondo il IV Rapporto sulla professione dell’architetto Cresme-Cna è crisi nera: reddito medio a 17mila euro, committenza che non paga e il 29% dei giovani disoccupati ad un anno dalla laurea.
A cura di Clara Salzano
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Si è confermato ciò che i professionisti in Italia sapevano già da tempo e che era già stato certificato dall'ISTAT e dall'Inarcassa: la categoria degli architetti è sull'orlo della crisi totale sfiorando la soglia di povertà. Secondo il IV Rapporto sulla professione dell'architetto a cura del Cresme e del Consiglio Nazionale degli Architetti PPC, il reddito medio di un architetto è pari a 17 mila euro, al netto dell'inflazione, registrando un crollo, tra il 2008 e il 2013, di circa il 40% del reddito professionale lordo.

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Mai come in questa edizione, considerata la situazione di crisi che sta mortificando la figura del professionista in Italia, l’aggiornamento dei dati sulle condizioni degli architetti e sull’evoluzione del mercato dell’edilizia si rendeva necessario. Oltre dunque a fare un punto sui redditi medi della categoria, il IV Rapporto sulla professione dell’architetto Cresme-Cna ha fatto emergere una situazione disastrosa che riguarda specialmente i giovani, con il 29% di disoccupazione ad un anno dalla laurea, e un'insolvenza da parte della committenza pubblica e privata ai massimi storici, soprattutto al Sud Italia: il 68% della categoria vanta crediti nei confronti di privati, mentre il 32%, un architetto su tre del totale di 152mila professionisti italiani, aspetta di essere pagato dal settore pubblico. Se nel 2006 i giorni necessari per avere un pagamento da parte della Pubblica Amministrazione erano 9, passati a 129 nel 2010, nel 2013 sono arrivati a 217 giorni; non più consolante la tempistica da parte delle imprese che è passata dai 114 giorni del 2011 ai 172 del 2013. Si registra inoltre un rapporto critico con le banche degli architetti del Nord Italia: il 57% dei professionisti vanta, infatti, debiti con istituti di credito, società finanziarie o fornitori.

Dati drammatici quelli emersi dal Rapporto, che non alimenta false speranze neppure riguardo la possibilità di avviare un'attività all'estero, considerando le dimensioni degli studi professionali, circa 70 mila in Italia, che assumono appena un dipendente non architetto e 1,5 collaboratori esterni con partita Iva, rendendo impossibile affrontare le difficoltà derivanti dal lavorare fuori dal Paese. Secondo l'indagine Cresme, infatti, nel 2012 gli studi avevano un fatturato medio di 38 mila euro, contro i 55 mila degli studi di ingegneria. Non meraviglia dunque anche il crollo del 51% delle immatricolazioni ad un corso di laurea di architettura negli ultimi cinque anni, rispetto al 17 % registrato per gli altri corsi di laurea nel complesso. E non potrebbe essere diversamente se si considera il tasso di disoccupazione giovanile della categoria e che a cinque anni dalla laurea il reddito mensile netto di un giovane architetto (età media circa 32 anni) è di circa 1.200 euro.

Siamo alle soglie della povertà e, senza una inversione di rotta, da parte della politica e del Governo, rischiamo di non sopravvivere alla crisi. La vera risposta sta nel lancio e nella realizzazione di un grande progetto d’investimento di idee e di denaro sulle città per intervenire sugli 8 milioni di edifici che si avviano a fine vita; per risparmiare 25 miliardi di euro all’anno di energia che viene, di fatto, sprecata; per mettere le case e le città in sicurezza da sismi ed inondazioni, alle quali anche in queste ore siamo costretti ad assistere; per realizzare spazi pubblici che ridiano il senso delle comunità, ricreando le condizioni affinché fioriscano idee, innovazione e impresa.

(Leopoldo Freyrie – Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti)

Ma il Rapporto sullo stato della professione dell’architetto Cresme-Cna, esteso a tutti gli iscritti ai quattordici ordini provinciali, distribuiti su tutto il territorio nazionale, attraverso la compilazione di un questionario on line, rappresenta uno strumento che non fa solo il punto della situazione, ma acquisisce tali dati proprio per introdurre politiche più efficaci al fine di sostenere il lavoro e l’impegno degli architetti italiani. "La prima valutazione è sulla crisi, considerata come la peggiore mai vissuta. Lo ha espresso con grande convinzione la stragrande maggioranza degli architetti, e le difficoltà e la perdurante debolezza del mercato prevalgono su qualsiasi altra considerazione. Ma le valutazioni sono più articolate di quanto si possa pensare". Speriamo dunque che questo campanello d'allarme serva davvero. Per leggere il Rapporto Cresme clicca qui.

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