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Le rampe per disabili esistevano già negli antichi templi Greci

Le rampe per disabili che agevolano l’ingresso in molti edifici pubblici oggi non sono un’invenzione moderna. Uno studio dei ricercatori del Dipartimento di Classici alla California State University, pubblicato dalla rivista Antiquity, ha dimostrato che già nei antichi templi Greci era garantito l’accesso a persone con scarsa mobilità grazie ad apposite passerelle.
A cura di Clara Salzano
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La presenza di rampe per disabili è un requisito ad oggi obbligatorio per tutti i luoghi pubblici in base alla vigente normativa italiana, entrata in vigore non troppo tempo fa (1989). Eppure già gli antichi Greci usavano apposite passerella per accedere nei templi e santuari. È ciò che ha dimostrato uno studio dell'archeologa Debby Sneed, del Dipartimento di Classici alla California State University, pubblicato sulla rivista Antiquity. Risalirebbero dunque a più di 2300 anni fa le più antiche prove conosciute di architettura per soddisfare le esigenze dei disabili.

Lo studio

L'originalità della ricerca dell'archeologa Debby Sneed sta innanzitutto nel superare la concezione classica della bellezza greca. Siamo infatti abitati a vedere rappresentati gli antichi greci con statue dai canoni di bellezza perfetti, muscolosi, senza anomalie fisiche per cui molti hanno sempre sottovalutato la presenza di disabili nella società degli antichi greci. "C'è questo presupposto che non vi sia spazio nella società greca per le persone che non erano abili". Invece, secondo la ricercatrice americana, ci sono molti indizi sul contrario: "Sculture e vasi mostrano regolarmente uomini e donne che si appoggiano a bastoni o stampelle", osserva, "L'evidenza scheletrica rivela che l'artrite e la malattia articolare erano comuni. E piccole offerte di argilla raffiguranti gambe e piedi afflitti sono stati lasciati dai visitatori di santuari dedicati ad Asclepio, il dio greco della guarigione".

Le prove

Le prove di rampe di accesso agli antichi templi greci in realtà sono sempre esistite. La ricerca di Debby Sneed, archeologa della California State University, in realtà riguarda uno studio più approfondito sul loro utilizzo. Infatti il mondo accademico ha in gran parte sempre ipotizzato che queste rampe fossero destinate al trasporto di "animali sacrificali, dediche votive o materiali da costruzione all'interno o all'esterno degli edifici a cui erano collegati". Tuttavia la ricerca pubblicata su Antiquity rivela che nel santuario principale di Asclepio a Epidauro, vicino ad Atene, ad esempio, esiste un'ampia rampa di pietra che conduceva al tempio. e altre due rampe che conducevano alle porte del santuario; una  serie di edifici laterali più piccoli presentavano anche rampe strette sufficientemente per camminare. A Epidauro "Ci sono 11 rampe di pietra su nove edifici separati", dice Sneed, "Inoltre i sacrifici di animali avvenivano spesso sugli altari "di fronte ai templi". Il maggior numero di rampe si riscontra soprattutto in santuari curativi dove probabilmente le persone avevano mobilità ridotta e venivano trasportati su barelle o lettighe per cui le rampe risultavano di più facile utilizzo. Per l'archeologa americana dunque: "La distribuzione è abbastanza chiara: si presentano in luoghi dove ci sono più persone disabili". Ecco perché le rampe di accesso ai templi greci sono stati ritrovati maggiormente nel Peloponneso dove erano concentrati il maggior numero di santuari curatuvi, piuttosto che nei templi di Olimpia o Atene.

Le critiche

Non tutti ritengono valida la ricerca dell'archeologa Sneed: Katja Sporn, capo del dipartimento di Atene dell'Istituto archeologico tedesco e autrice di un documento che esamina le rampe dei templi nel mondo greco, osserva che le rampe si trovano principalmente nel Peloponneso, il cuore dell'antica Grecia, per cui potevano essere una tendenza architettonica regionale e di breve durata. Tutt'al più le rampe trovate negli scavi potevano assurgere a differenti usi: "Aiuta tutti, anche i disabili, a camminare meglio nei templi. Ma che fossero solo per le persone disabili, non trovo sia un'ipotesi convincente.". Altri studiosi sono invece sati positivamente colpiti dalla ricerca della California University come la storica Jane Draycott dell'Università di Glasgow, che ha affermato: "Penso che quello affrontato da Sneed sia un argomento molto forte. Questi siti sono prevalentemente per le persone con disabilità: non ha senso che siano accomodanti?".

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