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Sanremo 2018

Sanremo 2018: tutti i segreti della scenografia del 68° Festival

La scenografia del 68° Festival di Sanremo porta la firma di Emanuela Trixie Zitkowsky, la scenografa della casa del Grande Fratello, che per la più famosa kermesse canora italiana si è ispirata alla città del futuro in cui domina incontrastato il bianco luminoso.
A cura di Clara Salzano
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Mancano ormai poco più di 24 ore all'inizio del Festival di Sanremo 2018. E come in chiesa tutti gli invitati aspettano la sposa curiosi di scoprirne l'abito del giorno delle nozze, così la scenografia di Sanremo, che quest'anno si terrà dal 6 al 10 febbraio 2018, è una delle curiosità più attese della kermesse canora italiana per eccellenza. La scenografia del 68° Festival di Sanremo è stata firmata da Emanuela Trixie Zitkowsky, la stessa che dal 2000 firma le scenografie delle case del Grande Fratello e che già nel 2018 aveva allestito la più celebre kermesse canora italiana. Il palco dell'Ariston per il 2018 si trasformerà in un auditorium dove trionfa il bianco, simbolo della purezza dell'arte.

Dimenticate i colori caldi e i fiori sgargianti, la scenografia di Sanremo 2018 è un incontro di luce bianca, immagini e volumi architettonici. Emanuela Trixie Zitkowsky per il 68° Festival si ispira alla città del futuro, con forme pure che creano una sorta di paesaggio urbano che si dipana prospetticamente verso il Teatro Ariston. Percorsi di luci, simili a delle vie, sono realizzati con grandi maglie larghe in acciaio. Sul fondo lo spazio è animano da due spirali video che si alzano in torsione elicoidale come a voler simboleggiare la potenza della musica che si eleva e fuoriesce dai soliti luoghi di esecuzione per diventare universale. “Mille metri quadrati di video e di luce – spiega la scenografa – trasformano il tempio immacolato in una tavolozza dai mille colori. Un sipario progettato in quattro lame scende e preserva gli spazi preannunciando nuove visioni attraverso le sue 4.870 lampadine a goccia che richiamano il passato ma custodiscono nel nucleo nuove tecnologie proiettate nel futuro".

La scala è il cuore della scena, simile al bocciolo di un fiore strutturale che sboccia. Come il bianco è il simbolo della purezza dell'arte così il fiore diventa l'emblema di tutte le arti. I petali del fiore, al centro della scena, sono fasci di luce che contornano la scala, visto come strumento di introduzione all'ascolto. Il fiore con i suoi petali luminosi si apre fino a raggiungere il boccascena ed il pubblico in platea. La scala prospettica nel cuore della scena si triplica e continua oltre il palcoscenico in un gioco volumetrico di luci e forme. Si crea una sorta di pentagramma di nuove note che "danno vita all’anno zero della musica italiana così come concepito dal Direttore Artistico, Claudio Baglioni".

Mentre la scena di fondo è dominata dal bianco e dalla luce, il palco del 68° Festival, presentato da Claudio Baglioni, Michelle Hunziker e Pierfrancesco Favino, su cui si esibiranno gli artisti, ospiti e concorrenti, è uno specchio nero su cui si riflettono i vari percorsi di luce. Sul palco poggiano le strutture elicoidali che sembrano spartiti pronti a diffondere la musica. L'orchestra è posizionata su due piattaforme bianche ai lati del palcoscenico dell'Ariston segnate dalle due scali laterali che completano il fiore centrale come petali aperti. "Come in una moderna architettura dove i canoni vengono sovvertiti e l’orizzontale diviene verticale", prosegue Emanuela Trixie Zitkowsky, "la Scenografia interpreta il passaggio, le vie e l’infinito delle variazioni musicali alla ricerca dell’assoluto”.

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