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Stoccolma dedica un museo agli Abba

Oggi inaugura il nuovo spazio espositivo che ripercorre tutta la traiettoria del gruppo considerato uno dei pilastri della musica pop degli anni Settanta e primi Ottanta.
A cura di Valentina Pepe
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Oggi nel centro di Stoccolma apre il primo museo interattivo interamente dedicato agli Abba, band degli anni Settanta che conta ancora seguaci in tutto il mondo. Il museo si trova sull'isola di Djiurgarden, nella verde baia della capitale svedese, là dove sono stati già collocati celebri musei come il Vasa (che custodisce il famoso galeone del Seicento) e lo Skansen (la più antica esposizione all'aperto di architettura tradizionale svedese). Affacciato sull'acqua, il museo è stato ricavato nella più grande Swedish Hall of Fame, in un vecchio edificio delle dogane svedesi, rinnovato per l'occasione in un trionfo di legno e cristalli e reso interattivo in tutti i suoi settori perché il pubblico possa viverlo. C‘è da scommettere che farà il pienone di visitatori, visto che il successo degli ABBA sembra riconfermarsi di generazione in generazione.

Come spiega il direttore Mattias Hansson:

“Abbiamo le chitarre, le batterie, i mix e lo studio di registrazione. Tutto quello che è classicamente presente in un museo del genere, ma volevamo aggiungere qualcosa di più, per trasformare la visita un’esperienza davvero divertente. Così, il visitatore può diventare il quinto membro della band, salendo sul palco ed accompagnando un’esibizione canora del quartetto riprodotta olograficamente. La performance verrà filmata e andrà su internet, postata su una pagina individuale”.

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L’idea del museo era nata nel 2008, ma si è concretizzata solo quando ha cominciato ad interessarsene Björn Ulvaeus, ex membro del gruppo:

“In genere i musei si fanno per ricordare i morti. E quindi è una di quelle cose con cui non si vuole avere nulla a che fare. La vedevo come una stranezza, una specie di dichiarazione di narcisismo. Ma circa un anno fa, mi sono all’improvviso reso conto che, nella mia città, c’era un progetto di questo tipo in corso. Hanno cominciato a contattarmi per saperne di più e ho capito che mi dovevo far coinvolgere, per essere sicuro che il tutto venisse realizzato nel migliore dei modi. Adesso posso dire di essere contento di aver fatto questa scelta perché è stato molto divertente raccontare tutta la storia ancora una volta”.

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