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Stefano Boeri: “Bisogna immaginare città che funzionino come arcipelaghi di borghi”

“Come saranno le città post Coronavirus?”, “Come vivremo dopo questa pandemia globale?”, “Quale sarà il futuro dell’architettura?”, sono solo alcune delle domande a cui l’Arch. Stefano Boeri, l’ideatore dell’iconico Bosco Verticale di Milano, ha risposto in un’intervista esclusiva a Fanpage.it realizzata in piena Fase 2. Le sue proposte, presentate anche ieri a Roma durante gli Stati Generali, prevedono di trasformare in opportunità le difficoltà emerse durante la pandemia.
A cura di Clara Salzano
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In tempi di pandemia abbiamo dovuto cambiare molte nostre abitudini e ripensare i nostri modi di vivere. Le difficoltà trascorse hanno affinato le analisi e le riflessioni e uno dei temi più sentiti sicuramente ha riguardato il futuro delle città che durante il lockdown hanno subito grandi trasformazioni. E compito dell'Architetto è appunto immaginare come cambieranno i luoghi in cui abiteremo. Ne abbiamo parlato con Stefano Boeri, l'architetto dell'iconico Bosco Verticale di Milano, in un'intervista skype per Fanpage.it. L'archistar meneghina ha fornito pratiche risposte a domande che tutti si stanno ponendo in questo periodo e che riguardano il "Come saranno le città post Coronavirus?", "Come vivremo dopo questa pandemia globale?", "Quale sarà il futuro dell'architettura?". Dalla forestazione delle città allo sviluppo dei borghi storici d'Italia, Boeri ci espone il suo punto di vista.

"Oggi più che mai la Forestazione Urbana e un'architettura in grado di ospitare la natura al suo interno possono rendere la città un luogo più vivibile, includendola in un ecosistema più ampio e integrato con aree protette, foreste e boschi, aree montane o rurali.", risponde l'Arch. Stefano Boeri quando gli si chiede come sarà secondo lui il futuro dell'architettura post Coronavirus, "La sfida è progettare edifici, quartieri e città intelligenti, ecologici e autosufficienti considerando il modello di economia circolare e utilizzando energia pulita". Conversando con l'archistar meneghina sono emerse nuove idee sul futuro delle città, su come saranno gli spazi di lavoro e come poter trasformare in opportunità tutte queste problematiche emerse dalla pandemia globale. Oltre le riflessioni urbane e sull'abitare, l'archistar meneghina, Presidente della Triennale di Milano, ci spiega anche quale sarà secondo lui il futuro dei musei e del nostro panorama culturale: "In questa fase è necessaria una profonda riflessione sulla produzione culturale. Si impone un cambio di paradigma: musei, teatri, istituzioni culturali devono ripensare le loro attività, perché le logiche precedenti all’emergenza coronavirus non sono più sostenibili.", dice, "Credo che questa sfida possa delineare nuovi scenari, dove a prevalere siano progettualità di medio-lungo termine, una maggiore attenzione al rapporto con i pubblici e con gli artisti, nuovi stimoli alla ricerca, la sperimentazione di format digitali, il rafforzamento delle collaborazioni tra le organizzazioni del settore culturale".

Stefano Boeri agli Stati Generali

Ieri l'architetto Stefano Boeri ha partecipato a Roma agli Stati Generali e in tale occasione, come emerge anche da un post sul profilo Instagram dell'Architetto meneghino, ha illustrato cinque proposte da adottare per migliorare il nostro modo di vivere, le città e noi stessi: "Scelte chiare, attuabili subito, per trasformare in qualità -e ricchezza per tutti- gli investimenti post Covid". Il primo punto del suo piano illustrato a Roma è la forestazione di 60 milioni alberi nelle città; lo Stato dovrebbe occuparsi di curare i boschi e i corridoi ecologici. Il secondo punto riguarda le scuole pubbliche, che dovrebbero essere aperte tutto il giorno, per tutto l’anno come servizio di ausilio alla comunità delle città. Il terzo punto spiega l'idea di ripopolare i borghi storici attraverso rapporto di reciprocità tra città e borghi storici nelle aree interne del paese. Si passa poi ad interventi puntuali sugli edifici per i quali bisogna stanziare "incentivi alla sostituzione di 4 milioni di edifici energivori desueti degradati costruiti nel dopoguerra senza ulteriori oneri di urbanizzazione come base di una legge nazionale sull’architettura",  e Boeri conclude dicendo che bisogna "facilitare e sburocratizzare lo spettacolo dal vivo (in interni e esterni) sul modello del live music act inglese (entro le h23 sotto i 200 spettatori basta un’autocertificazione)". Essere pratici in questi casi è la cosa fondamentale e unica da fare per poter trarre il meglio dal periodo di difficoltà trascorso e che ancora stiamo vedento.

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