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Street art a Roma: un Caravaggio alto 9 metri sul muro del Policlinico Agostino Gemelli

L’artista Andrea Ravo Mattoni ha riprodotto le “Sette opere di misericordia” di Caravaggio su una facciata della Residenza Sanitaria di Ospitalità Protetta del Policlinico Universitario Gemelli a Roma trasformando la città in una galleria d’arte a cielo aperto.
A cura di Clara Salzano
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Photo credit Andrea Ravo Mattoni
Photo credit Andrea Ravo Mattoni

È stata da poco completata la gigantesca opera di street art dell'artista Andrea Ravo Mattoni che, con la sua riproduzione sulla parete esterna del Policlinico Agostino Gemelli a Roma, ha voluto rendere omaggio a Caravaggio. L'opera di Ravo ritrae il dipinto “Le sette opere della Misericordia” di Michelangelo Merisi, noto come il Caravaggio, conservato oggi presso il Pio Monte della Misericordia di Napoli. L'intervento di street art, iniziato il 10 novembre su una delle due pareti esterne della Residenza Sanitaria di Ospitalità Protetta del Policlinico Agostino Gemelli, verrà inaugurato al pubblico il 13 dicembre 2017.

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"Le sette opere della Misericordia” sul muro del Policlinico Agostino Gemelli è la prima opera di street art a Roma. L'intervento sulla facciata Residenza Sanitaria di Ospitalità Protetta, alto 9 metri, fa parte di un programma più ampio dello street artist Andrea Ravo Mattoni che, dopo Messina, Sassari, Varese, Verona, arriva a Roma per creare una pinacoteca a cielo aperto sul territorio italiano. La riproduzione de “Le sette opere della Misericordia” è l'ultima opera di quello che sarà il più grande museo del mondo. L'ambizioso progetto di Ravo utilizza i dipinti classici più famosi dal 1400 al 1800, riprodotti su muri pubblici o aperti al pubblico, per far riscorpire il classicismo e portare la bellezza dell'arte alla portata di tutti.

Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre.
È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore.

Andrea Ravo Mattoni cita Peppino Impastato

Ogni autore e opera scelto da Andrea Ravo Mattoni ha un preciso legame con il territorio dove viene riprodotta. L'intervento di street art diventa così il pretesto per creare un legame tra passato e presente e con il contesto. L'artista non dà alcuna interpretazione dell'opera classica, nessuna aggiunta o “creazione”. Il progetto intende proporre a cielo aperto una collezione d'arte generalmente chiusa nei musei, non come critica alle istituzioni culturali ma per dare loro maggiore visibilità. Ogni riproduzione di Ravo è infatti affiancata dall'indicazione del museo o sala museale dove si trova l’opera originale. Solo così è possibile avvicinare le persone all'Arte e contemporaneamente risvegliare interesse culturale verso i territori dove le opere vengono riprodotti.

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Le "Sette opere di misericordia" di Michelangelo Merisi da Caravaggio

Michelangelo Merisi, noto come Caravaggio, ha realizzato le "Sette opere di misericordia" per l’istituto della Congregazione del Pio Monte, a Napoli. L'opera, completata tra il 1607-1608, è la rappresentazione delle sette opere di Misericordia corporali. Secondo il Vangelo di Matteo sette sarebbero le richieste fatte da Gesù per ottenere il perdono dei peccati ed accedere al Paradiso, che Caravaggio riesce a rappresentare in un'unica scena all'interno del suo dipinto:

  1. Dar da mangiare agli affamati.
  2. Dar da bere agli assetati.
  3. Vestire gli ignudi.
  4. Dare rifugio ai pellegrini.
  5. Visitare i malati.
  6. Visitare i carcerati.
  7. Seppellire i defunti.

Le "Sette opere di misericordia" può sembrare una semplice scena di genere, ma in realtà è un opera molto complessa che descrive tutte le azioni da fare per ottenere il perdono dei peccati ed accedere al Paradiso. Il dipinto è dominato nella parte più alta dalla scena della Vergine con il Bambino in braccio, scortati da due angeli, appena visibili. In basso si svolge tutta l'azione: a destra c'è un uomo che si sta nutrendo dal seno di una donna. Probabilmente si tratta di Cimone, che, secondo la storia, venne condannato a morire di fame all’interno del carcere e che riuscì a salvarsi grazie al nutrimento fornito dal seno della figlia Pero: la scena ritrae perfettamente il “dar da mangiare agli affamati” e “il visitare i carcerati”. La scena continua con un'immagine che riproduce la settima opera di misericordia "Seppellire i defunti". Poi si intravede un cavaliere intento a dare un mantello ad un povero uomo nudo di spalle ("vestire gli ignudi") e contemporaneamente avvicinarsi ad uno storpio ("visitare gli infermi"). Dietro si può scorgere un uomo che beve acqua da una mascella d’asino ("dar da bere agli assetati"). Quest'ultima scena probabilmente si rifà all’aneddoto secondo cui Sansone riuscì a sopravvivere nel deserto grazie al Signore, che fece sgorgare acqua dal nulla. Accanto a Sansone, sulla sinistra, si possono notare due uomini che conversano, uno dei quali indossa un grande cappello con una conchiglia, che era il simbolo del pellegrinaggio a Santiago de Campostela ("dare rifugio ai pellegrini").

Caravaggio - Sette opere di Misericordia (1607, Pio Monte della Misericordia - Napoli)
Caravaggio – Sette opere di Misericordia (1607, Pio Monte della Misericordia – Napoli)
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