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Viaggio tra i vigneti più insoliti in giro per il mondo

Vigneti nel ghiaccio o nel deserto, che crescono tra scavi archeologici o alti 15 metri, Pierrick Bourgault vi conduce alla scoperta delle viti più insolite e pregiate dei cinque continenti.
A cura di Clara Salzano
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Settembre è il mese della vendemmia. Molte tenute aprono le porte a volontari e visitatori già nei mesi estivi per partecipare alla raccolta dell'uva e l'atmosfera che si respira nei campi e nelle cantine è davvero suggestiva. Quando pensiamo ad un vigneto immaginiamo filari ordinati di viti che decorano il paesaggio. Ma in giro per il mondo si possono trovare tante tipologie di vigneti e uve di cui spesso neppure conosciamo l'esistenza. Pierrick Bourgault, vincitore del premio giornalistico agricolo e, nel 2016, del premio dell'Organizzazione internazionale della Vigna e del Vino-OIV, si è recato in giro per il mondo negli ultimi cinque anni alla scoperta dei vini più insoliti e pregiati del mondo. Da questo viaggio attraverso i cinque continenti è nato il libro “Vini insoliti”, edizioni Jonglez, in cui Pierrick Bourgault spiega la viticoltura e la vinificazione attraverso un percorso fotografico tra alcuni luoghi, tecniche e vini più straordinari e meno conosciuti del mondo.

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Viti di 15 metri di altezza, vini di ghiaccio o del deserto, in giro per il mondo esistono numerosi vigneti davvero eccezionali e unici. Nelle Azzorre, dove il territorio è poco coltivabile, perché vulcanico e montuoso, gli isolani hanno scavato buche nelle colate di lava e costruito grandi distese di muretti di basalto, che contengono e proteggono una decina di viti l’una, disegnando così un paesaggio straordinario tutelato dall’Unesco. In Italia, Carlo Numeroso, proprietario della tenuta Borboni presso Aversa, lascia crescere le viti fino a 15 metri di altezza, senza mai potarle, e senza nessuna copertura fitosanitaria, come facevano gli antichi Romani: "La vite è una liana che sale verso il sole", spiegava Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia. Per vendemmiare le spettacolari muraglie verdi, piene di uva, gli operai utilizzano scale da cui riempiono i panieri dal fondo appuntito, chiamati “fescine”, che cadendo si infilzano nel terreno; un aiutante li svuota e i panieri risalgono con la corda.

Nel golfo di San Malò e in Slovenia si trovano casse piene di bottiglie sott'acqua: qui si studia l’effetto dell’ambiente marino sul vino ed il risultato è eccellente. Nel golfo di Saint-Jean-de-Luz il viticoltore Emmanuel Poirmeur non si limita ad affinare e a far fermentare il mosto in tini di plastica immersi con l’aiuto di pescatori baschi: “Gli antichi viticoltori tenevano conto del tempo e della pressione atmosferica, che aumenta di circa dieci volte con la marea. La temperatura è di 10°-13° in inverno, di 17° in estate. Uso l’oceano come risorsa energetica, che dà contemporaneamente la temperatura, l’inerzia termica, l’agitazione e la contropressione necessarie per elaborare uno spumante, un qualcosa che sarebbe impossibile ottenere sulla terraferma.”.

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Dopo il 24 agosto del 79 d. C., quando il Vesuvio eruttò, la vita di Pompei si è interrotta. Molte sono le testimonianze di una diffusa tradizione vinicola. Le viti venivano piantate nella terra basaltica con alti pergolati che proteggevano i grappoli dai predatori. Oggi, nel cuore della città storica, Mastroberardino ha piantato un ettaro e mezzo di ceppi rossi locali (piedirosso, aglianico e sciascinoso) vicino a quelli antichi descritti da Plinio e raffigurati sugli affreschi di Pompei. Le viti presentano solo alcuni ammodernamenti come i piedi innestati su ceppi americani, per  contrastare la fillossera, e la coltura a pergolato è stata sostituita parzialmente con viti su palo, palizzata o ad alberello, per far maturare meglio l'uva. Ma queste sono solo alcune delle pratiche viticole in tutto il mondo che si allontanano da quelle tradizionali e che nella guida “Vini insoliti”, edizioni Jonglez, sono descritti in modo dettagliato e curioso, con immenso piacere degli amanti dell’originalità.

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