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Case ad 1 euro, da Nord a Sud Italia: ecco tutti i paesi che svendono

Da Ollolai a Carrega Ligure sono sempre di più i comuni italiani che vendono case ad 1 euro per ripopolare luoghi ormai dimenticati ed evitare l’abbandono.
A cura di Clara Salzano
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Da nord a sud Italia cresce sempre di più il numero di comuni che aderiscono all'iniziativa "Case ad 1 euro". Il progetto, in voga ormai da diversi anni sull'intero territorio peninsulare, si pone l'obiettivo di ripopolare paesi a rischio estinzione riqualificando immobili fatiscenti da vendere alla cifra simbolica di un euro. Sono infatti molti i paesi in Italia, specialmente nell'entroterra, che negli ultimi anni stanno vivendo uno spopolamento dei loro centri storici. Così per arginare il fenomeno, o quanto meno ridurlo, nel 2008 Salemi, in Sicilia, propone per la prima volta di vendere immobili fatiscenti ad un euro per attirare nuovi abitanti che, in cambio dell'irrisoria cifra di vendita, si sarebbero impegnati alla ristrutturazione delle case a proprie spese. In questo modo non solo il Comune avrebbe acquisito nuovi residenti ma avrebbe anche contrastato il degrado del centro storico. L'iniziativa "Case ad un euro" fu un successo tanto che ancora oggi molti comuni decidono di adottare simili condizioni.


Il Comune di Nulvi, in Sardegna, è l'ultimo in ordine di adesione,
ma uno dei pochi che può vantare una posizione strategica, a quindici minuti di distanza dal mare cristallino del nord della Sardegna. Qui il Comune ha deciso di promuovere l'iniziativa "Case ad un euro" per ripopolare il suo centro storico mediante "la riqualificazione del tessuto urbanistico-edilizio favorendo l’insediamento abitativo di famiglie, di attività turistico – ricettive e di negozi o botteghe artigianali". Nulvi è un paesino in provincia di Sassari ricco di tradizioni e cultura eno-gastronomica, a 500 metri dal mare. Diversi immobili qui vessano in condizioni precarie a causa della mancanza di interesse o risorse economiche dei proprietari, gravati anche dal peso fiscale su tali proprietà e dalla grande flessione del mercato immobiliare di questi anni di crisi economica che ha bloccato ogni tipo di transizione. Con la cifra simbolica di un euro chiunque può acquisire uno degli immobili messi in vendita dal Comune di Nulvi: ne sono cinque al momento e distinti tra "non abitati ma abitabili" e "non abitati ma non abitabili". Le condizioni di degrado variano da immobile ad immobile ma con una spesa massima di 20000 euro per la ristrutturazione possono tornare ad essere pronti all'uso. Lo scopo del progetto dunque è quello non solo di ripopolare il centro, ma riqualificare il tessuto urbano e concorrere alla crescita socio-economica del paese. E il Comune si dichiara fiducioso.

Nulvi, Sardegna
Nulvi, Sardegna


Sempre sulle isole, in Sicilia, a Regalbuto, il bando sta per essere avviato.
Regalbuto è un piccolo paese di appena 9000 abitanti ai piedi dell'Etna. Qui l'amministrazione sta ultimando la stesura del bando che promette sarà pubblicato tra sei mesi, o massimo entro un anno. Gli immobili fatiscenti da ristrutturare sono numerosi ma cedendoli ad un euro il Comune spera di attirare nuovi residenti, e perché no anche stranieri affascinati dalle bellezze paesaggistiche e dalla storia del luogo. E le richieste hanno già cominciato ad arrivare.

Anche a Montieri, in Toscana, di recente è partita l'iniziativa "Case ad un euro":
Sei mesi fa, infatti, il Comune in provincia di Grosseto ha adottato il progetto di cessione ad un euro di immobili degradati del suo centro storico. L'iniziativa ha avuto un tale successo che anche l'ambasciata ungherese e polacca ha chiamato per avere informazioni. Gli immobili messi in vendita ad un euro erano bloccati da alcune controversie burocratiche ma adottando il progetto inventato dal Comune di Salemi si è riusciti a sbloccare la situazione ed oggi due dei dieci immobili in vendita ad un euro sono state acquistate e ristrutturate con meno di 50000 euro.

Accanto ai nuovi comuni che hanno aderito al progetto "Case ad un euro", come anche Ollolai in Sardegna, ci sono i paesi dove l'iniziativa è in corso da più tempo: a Gangi è stato un vero successo. Nel tempo il Comune siciliano ha ricevuto oltre 1000 richieste e gli immobili venduti, per i quali i proprietari avevano manifestato volontà di cessione gratuita a favore di privati, o società, disponibili ad investire in un progetto di riqualificazione complessiva del centro storico, sono quasi un centinaio. Con il progetto "Case ad un euro" il paese è tornato a vivere grazie all'impegno degli abitanti che hanno ci hanno creduto e chi si è impegnato a ristrutturare gli immobili fatiscenti, con una spesa non superiore ai 25mila euro. E anche il normale mercato immobiliare è ripartito a Gangi dove l'iniziativa "Case ad un euro" è ancora in corso ma sono poche le proprietà ancora disponibili.
Non ovunque però si sono registrati i risultati sperati: a Salemi, dove il progetto ha avuto origine, a causa di accuse di infiltrazioni mafiose del comune, di immobili a rischio crolli o sequestrati, la lodevole iniziativa è naufragata. A Carrega Ligure, in Piemonte, dove si contavano appena 98 abitanti dei 3mila della sua popolazione storica, il progetto ha avuto una battuta di arresto perché il Comune ha avuto difficoltà a rintracciare i proprietari degli immobili da cedere che spesso o sono deceduti o si sono trasferiti altrove. E nonostante arrivino ancora molte richieste, persino dall'Argentina, il progetto di Case ad un euro a Carrega Ligure è ad un punto fermo. La stessa situazione di stallo si è registrata a Lecce nei Marsi in Abruzzo dove le case messe in vendita ad un euro avevano richiamato gente da ogni parte del mondo, specialmente Inghilterra e Germania. Ma, dopo un servizio televisivo di Striscia la Notizia, in cui si faceva presente che l'Agenzia delle Entrate avrebbe potuto rivalersi del valore catastale delle proprietà anche se vendute ad una cifra simbolica, il Comune non ha voluto rischiare di ingannare gli eventuali nuovi residenti. Così a Lecce nei Marsi il progetto ripartirà solo dopo approfonditi accertamenti ed un accordo con l'Agenzia delle Entrate.

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