Per andare nel futuro, Apple è tornata nel passato. Il nuovo Mac Pro presentato poche ore fa sul palco della WWDC di San Jose, in California, non è solo un mostro di prestazioni, ma anche un prodotto di design caratterizzato da linee pulite e decise, che gli forniscono un look industriale la cui ispirazione va ricercata molti anni nel passato. Qualche appassionato della mela lo avrà riconosciuto subito, altri forse no: il nuovo Mac Pro è un ode all'originale Power Mac G5, il computer prodotto da Apple tra il 2003 e il 2006 che ha costruito le basi della serie Pro.
Impossibile non paragonare il corpo del nuovo Mac Pro a quello del Power Mac: non solamente il "case" esterno è caratterizzato da un alluminio di una gradazione molto simile a quella dell'ormai antiquato computer, ma anche elementi come le maniglie superiori e la grata dedicata all'areazione sembrano essere stati presi di peso dalla vecchia versione del Mac. Ciò che è cambiato è l'approccio interno per quanto riguarda i componenti, oltre alla maggiore attenzione per i dettagli che il nuovo Mac Pro sottolinea anche ad una prima occhiata.
Spogliato di tutti i suoi componenti, il nuovo Mac Pro è un semplice scheletro di alluminio che ne ricalca i bordi e si affaccia nella parte superiore per fornire due comode maniglie e nella parte inferiore per creare quattro piedini su cui appoggiarlo. All'interno di questa gabbia di metallo Apple ha montato la sua scheda madre a doppia facciata, sulla quale gli utenti potranno poi inserire i vari componenti del Mac. Il grande cambiamento tecnologico proposto da Apple è infatti quello di permettere una gestione a 360 gradi dei componenti, consentendo di accedere alla scheda madre da ogni lato del Mac.
Ad avvolgere il tutto è un guscio in alluminio composto da tre parti forgiate insieme che è possibile infilare dall'alto e bloccare attraverso una maniglia a scomparsa posizionata sul lato superiore. Il risultato è un piccolo monolite di metallo caratterizzato nella parte frontale da una grata di areazione tridimensionale anch'essa ispirata a quella che caratterizzava ma parte frontale dei Power Mac. Ma non solo: il design del reticolo è ispirato ad un fenomeno naturale che coinvolge le strutture cristalline molecolari. È design al servizio della funzionalità, come dovrebbe sempre essere. Sia per quanto riguarda la parte interna e la gestione della componentistica che per quanto riguarda lo spostamento fisico del Mac, consentito sia dalle due maniglie superiori che dalle rotelle installabili sotto ai piedini. E il tutto senza svitare una singola vite.
Il precedente: il Mac Pro a "cestino"
L'entusiasmo per il nuovo modello di Mac Pro è comprensibile. Dopo la linea di Power Mac, Apple aveva presentato e introdotto sul mercato uno dei prodotti più deludenti degli ultimi anni: il Mac Pro a "cestino". "Can't innovate anymore, my ass" aveva dichiarato sul palco Phil Schiller, capo del marketing. Un'arroganza che in breve tempo gli era tornata contro come un boomerang. Il design del vecchio Mac Pro poteva sembrare accattivante, ma la sua realizzazione era avvenuta a discapito delle funzionalità e dell'accessibilità che questo nuovo modello consente. La mancanza di margine di manovra per espandere le sue capacità lo avevano affossato fin da subito, di fatto bloccando l'appetibilità della serie Pro in favore dei più aggiornati MacBook Pro (e in seguito dell'iMac Pro).